Odi et Amo

Odi et Amo

Chi l’avrebbe detto che Rino Foschi sarebbe tornato ancora una volta qui, dove tutto ha avuto inizio, dove si sente a casa. Quando parti di solito è sempre difficile tornare, ma qui no. Tutto cambia, ma non l’amore che prova per questa citta, per questi colori.

 

Ha ragione Rino a dire che il calcio è cambiato. Noi siamo cambiati, il Palermo è cambiato. Tutto.

Negli anni d’oro della gestione Foschi-Zamparini ci sentivamo un po’ tutti i padroni del mondo, avevamo i mezzi e la voglia di fare quello che volevamo. Se a Foschi piaceva un giocatore lo prendeva, senza pensarci tanto e senza farfalline che volavano dal portafoglio vuoto. La serie A, l’Europa, i grandi giocatori destinati ai migliori palcoscenici, la voglia di stupire e la certezza di farlo. E quello stadio sempre pieno, con canti e colori simboli di una città in festa, di un amore sbocciato, di una passione travolgente che coinvolgeva tutti.

 

Odi et amo. Amore, come nei sei anni del Palermo più forte che hanno mai costruito. Odio, come quello di due anni fa, di un ritorno finito male e del momento in cui Rino ha veramente capito che è cambiato tutto. Che è cambiato Zamparini, con le difficoltà ad investire come faceva un tempo, le delusioni, la stanchezza, la voglia di mollare tutto. Non siamo più nel 2002, e «raccontare il bello è facile, le delusioni un po’ più difficile». Ma Rino è sicuro che questo Palermo ci torna in serie A, perché ama questa città, questi colori, e perché se arriva in A sistema tutto. Adesso ci si arrangia, facendo quello che si può con il poco che si ha, ma lui vuole vedere quello stadio tornare a cantare. Ritrovare quell’attaccamento che non c’è più, la passione che questa squadra è stata abituata a vedere quando correvano tempi migliori.

 

Hanno certamente avuto i loro momenti, Foschi e Zamparini. Rino con il suo carattere, Maurizio con il suo. Non ha paura a nascondere che è stato uno dei migliori presidenti che abbia mai avuto. Amore anche quando lo faceva incazzare, eccome se lo faceva. Foschi di carattere è sempre stato un po’ così, “fumantino”, nella vita e nel lavoro, e quanti affari sono sfumati perché quella passione ce l’ha sempre dentro. Tutto cambia, si, ma quello, quello no.

 

Foschi è il primo a volere quella passione che in questo calcio non esiste più. Rivuole il calcio che gli piaceva, che piaceva a tutti noi, che dava sensazioni che oggi non si provano quasi più. Vuole avere ancora qualcosa da raccontare, come i ricordi dei tempi migliori sui quali potrebbe quasi scrivere un libro. È fiducioso Rino, pensa positivo, perché quella passione ce l’ha ancora dentro e questa terra, questa gente, può e deve ancora pensare in grande.