30 GIUGNO 2024: FINE DI UN SOGNO

30 GIUGNO 2024: FINE DI UN SOGNO

Invece pensami, tra vent'anni pensami, io con la barba più bianca e una valigia in mano.

Oggi arriva un punto definitivo che per la verità era stato già messo poco meno di due mesi fa: solo la naturale scadenza del contratto firmato nell'agosto 2022 teneva ancora Eugenio Corini legato al Palermo.

Finisce oggi un sogno. Il suo, certamente. Quello di ripetersi, di riavvolgere il nastro di quasi vent'anni in un “ritorno al futuro” calcistico che avrebbe scritto una pagina di storia troppo bella per essere vera. E per questo, anche il sogno di tanti tifosi rosanero: quel capitano visibilmente emozionato nella pancia della curva nord, avvolto dall'incommensurabile gioia, con la A maiuscola, che a distanza di due decenni torna lì dove fu eroe, invecchiato sì, ma con gli stessi occhi di speranza. Che invece è stata utopia.

Il sogno di un uomo. Lo abbiamo spesso dimenticato: Eugenio Corini è prima di tutto un uomo. Sarebbe bello se fosse inutile rimarcare la differenza tra l'uomo e il professionista quando si decide la critica da rivolgere. 

Invece è una distinzione che si è resa necessaria nel corso di due anni pieni di ogni bestialità proprio all'indirizzo dell'uomo, prima che dell'allenatore. Perché l'amore acceca e la somma degli errori del tecnico si è tante volte trasformata nel motivo dell'offesa intima e personale. E becera.

Invece è l'Eugenio Corini tecnico ad aver sbagliato tutto. A partire dalla scelta di tornare a Palermo, forse inconsapevole che lui, il fu Genio e grande capitano, non avrebbe goduto di credito infinito. 

È il Corini allenatore che ha fallito: sbagliando all'origine, nella scelta di tanti giocatori che si sono rivelati poco meno che inutili alla causa; e nel tragitto, anzi, nel percorso: nell'idea di un calcio che dai disegni sulla lavagna non è mai riuscito ad arrivare dentro il rettangolo verde; nell'imposizione di concetti che hanno spesso depotenziato validi elementi di un organico – il primo e anche il secondo – che sì, poteva raccogliere certamente qualcosa di più e non l'ha fatto innanzitutto per sua responsabilità. Il Corini in panchina è stato professore senza mestiere, teorico dell'inespresso, vittima delle sue stesse scelte.

Così finisce un sogno che non è mai iniziato. Tanto ingombrante da averlo fagocitato, stritolato ma non ancora digerito. E chissà se e quando questo biennio così tormentato e aspro verrà riassorbito dalla piazza e dallo stesso Corini

Al quale, ancora come Lucio, oggi che il sogno è finito diciamo: L'importante è avere in mano la situazione. Non ti preoccupare, di tempo per cambiare ce n'è.