Una rondine non fa primavera, ora serve equilibrio

Di Massimiliano Rincione

 
Il Palermo ha rifilato una cinquina davvero ottima al Taranto. Potevano essere 2, potevano essere 8 vista la mole di gioco prodotta, ma tant'è. Non ce ne voglia la compagine in cui militano i due ex rosa Andrea Saraniti e Davide Di Gennaro - oltre al palermitano di nascita Marco Civilleri -, ma non è certo la partita di mercoledì 30 marzo a dirci quale sia il reale valore del Palermo, così come non lo era stata quella del poker subito dal Foggia di Zdenek Zeman allo Zaccheria. Meno voli pindarici, più concretezza. Anche perché è evidente che, al netto del fatto che col Taranto è girato tutto bene complice anche uno stato di forma non invidiabile da parte di una compagine falcidiata dal covid e praticamente con zero allenamenti - o quasi - s/
    / groppone prima della sfida del Barbera e un atteggiamento tattico da squadra spezzata tra difesa e centrocampo, il Palermo abbia comunque mostrato tutte le sue lacune anche in un rotondo successo come questo.
 
Primo tra tutti lo scollamento del reparto difensivo, che spesso e volentieri sbaglia le preventive - compensando il più delle volte con delle ottime diagonali, ad onor del vero - e le marcature a uomo, così come la gestione in alcune uscite col pallone tra i piedi. Spostandoci a centrocampo, non si può certo fare una colpa a Ciccio De Rose se è stato preso per fare il regista, lui che regista non è: d'altronde per questo è arrivato Samuel Damiani nel gennaio scorso. Più discutibile il fatto che la squadra si appoggi ai suoi piedi in situazioni complicate portando come unica conclusione a lanci lunghi sballati o palloni regalati agli avversari. Resta poi sempre il problema della enorme mole di cartellini gialli ricevuti dal reparto - da dividere a metà tra interventi discutibili e classe arbitrale dai metri ballerini -, così come la consapevolezza di avere un po' troppi doppioni per caratteristiche, con una serie sconfinata di centrocampisti centrali con attitudine difensiva e poco inclini alla gestione del possesso palla.
 
L'attacco, al netto di tutto, resta l'unico reparto in cui vi sono certezze, primo tra tutti quel Matteo Brunori arrivato adesso in cima alla classifica marcatori del Girone C agganciando a 21 gol Luca Moro del Catania. Una intuizione felicissima dell'ormai ex tecnico Giacomo Filippi, che scartò di fatto le candidature di Pietro Cianci ed Eric Lanini in favore dell'ex bomber dell'Arezzo, che l'anno scorso in cadetteria annaspò in una Virtus Entella destinata alla Serie C già a metà stagione e non riuscì ad imporsi nella Juventus Under 23 scendendo di categoria. Nicola Valente è ormai la certezza del biennio, così come - nel bene o nel male - bisogna fare i conti con il fatto che Gregorio Luperini sia il vero ago della bilancia della squadra. Sbaglierà, sbaglierà tanto a volte, avrà un carattere particolare ma è senza dubbio il suo dinamismo e soprattutto la sua posizione ibrida a sparigliare le carte in tavola agli avversari, non soltanto con i suoi inserimenti ma anche e soprattutto coi movimenti senza palla. Una pedina tattica che, se si riesce per un attimo a svestire i panni del tifoso furente, non può non essere ignorata. Resta il problema dell'out mancino della linea di trequartisti del 4-2-3-1, visto che Mattia Felici sembra ancora lontano dalla forma migliore e Roberto Floriano avrebbe alle volte bisogno di tirare un po' il fiato. Non vogliatecene se non ci spendiamo più di tanto nel rebus Andrea Silipo, perché evidentemente due allenatori che lo vedono - o, nel caso di Filippi, lo hanno visto - allenarsi giornalmente in campo ne capiranno sicuramente più di noi. Peppe Fella, invece, resterà il più grande mistero del calciomercato rosanero degli /
    /timi anni: un attaccante mobile, capace di registrare una cifra vicina ai 50 gol in tre stagioni disputate nel Girone C, che potrebbe ricoprire diverse posizioni in campo ma che in realtà resta semplicemente l'arma degli /
      /timi 10 minuti per gestire il possesso.
Per cui, concediamoci un attimo una riflessione franca: questa squadra ha sicuramente disputato una stagione al di sotto delle aspettative, potendo puntare ai nastri di partenza tranquillamente al secondo posto perché, nonostante il cammino altalenante di un Bari tutto fuorché irresistibile, era assolutamente impensabile credere di poter puntare direttamente alla vetta della classifica con delle lacune in organico comunque evidenti. A ciò si sono poi aggiunti diversi fattori che hanno contribuito ad affossare il rendimento della squadra, dall'aspetto mentale che ha sicuramente portato i rosanero a lasciare almeno 10-15 punti per strada in partite che sembravano virtualmente finite (qualcuno ha detto derby casalingo col Messina, per caso?) alla questione legata agli errori squisitamente tecnici e di lettura di una squadra che, nella partita singola, può sicuramente giocarsela con tutti e vincere anche largamente contro i top team della categoria, ma che può anche incappare in errori e atteggiamenti da provinciale che portano poi a brutte figure come quelle di Potenza o Pagani, giusto per citarne due recenti.
 
Se poi la squadra non aiuta, non si aiuta e non viene aiutata il ris/
    /tato più drastico e nefasto potrebbe addirittura portarci a disputare i playoff come l'anno scorso, partendo da una delle /
      /time griglie e costringendo una squadra a caccia della miglior freschezza a giocarsi un numero spropositato di partite concepito da una Lega che, nell'estremo tentativo di rendere accattivante la terza serie italiana, ha creato una palude di partite singole e con andata e ritorno a cui prendono parte anche squadre di media classifica dei vari gironi.
 
Quindi appare evidente che, adesso, sia arrivato il momento di capire cosa questa squadra voglia fare da grande. Che si rimetta mano al vaso leggermente crepato ma comunque ancora integro, raccogliendo quei pochissimi cocci che, al netto di tutto, sembrano un po' esser scivolati via con le scorie di un trittico tanto emotivo quanto di impegni assai provante e si provi almeno a chiudere la stagione nel miglior modo possibile arrivando freschi ai playoff. Del domani, poi, non v'è certezza, se non quella che, qualora si fallisse per la seconda volta di fila l'approdo in cadetteria, occorrerebbe una tab/
    /a rasa importante per ricominciare magari con altri obiettivi, ma con un'unità di intenti diversa e un rapporto con la piazza che, complice le /
      /time vicissitudini, si va purtroppo raffreddando sempre di più. Ma si ha comunque il dovere, da parte di tutte le parti in causa, di compattarsi e di stare vicini ad un gruppo che, magari con le giuste congiunzioni astrali, potrebbe quantomeno regalarci alcune soddisfazioni di qui alla fine dell'anno.