Sole 24 Ore: I buchi del Palermo e i «giochi» con il marchio

Sole 24 Ore: I buchi del Palermo e i «giochi» con il marchio

 

Interessante l’approfondimento sul caso Alyssa condotto dal Sole 24 Ore, che torna a parlare di Palermo calcio in un momento cruciale per il futuro prossimo del club rosanero.

 

L’autore, Gianni Dragoni, ripercorre tappa per tappa l’operazione finanziaria - dal patron Zamparini definita “ottimizzazione di bilancio” - che un anno fa portò la Procura di Palermo a chiedere il fallimento del club ed oggi rigetta la società in un terremoto giudiziario in seguito alle indagini della Procura di Caltanissetta.

 

In tre step, il marchio del Palermo ha prodotto 68,9 milioni di plusvalenze.

 

Scrive Dragoni:

 

I giochi di Zamparini con il marchio del Palermo erano cominciati il 6 novembre 2006. Quel giorno il marchio è stato ceduto a Locat, società di leasing del gruppo bancario Unicredit, per un valore di 30 milioni, stabilito dal perito milanese Marco Baccani. Il Palermo però ha mantenuto l’uso del marchio, con un contratto di lease back. Dedotto il maxicanone iniziale dovuto per il leasing (pari a 9 milioni) il club ha incassato dal gruppo bancario 21 milioni netti, che gli sono serviti per pagare i debiti.

 

Questa la prima plusvalenza. Contestualmente, dunque, il Palermo si impegna in un leasing per l’utilizzo del marchio con Unicredit, per 26,2 milioni in nove anni.

 

Il secondo step. Giugno 2014

 

Quattro giorni prima della chiusura del bilancio il Palermo conferisce il ramo d’azienda costituito dal contratto di leasing del marchio con il gruppo Unicredit e dall’attività di merchandising alla controllata Mepal. Il marchio viene valutato 23 milioni dal commercialista Anastasio Morosi. Cifra che si riduce a 17 milioni considerato il debito verso il gruppo Unicredit per il lease back del marchio.

Contestualmente all’operazione nel bilancio a giugno 2014 del Palermo, all’interno del patrimonio netto, è stata inserita una “riserva da conferimento” per complessivi 25 milioni, come se la società avesse incassato questa somma, che in realtà non è mai entrata nelle sue casse. Questa riserva poi è stata utilizzata pochi mesi dopo, quando il cda e l'assemblea dei soci hanno approvato il bilancio a giugno 2014, per coprire larga parte della perdita di esercizio del Palermo, pari a 27,68 milioni. In questo modo Zamparini ha potuto evitare di dover versare denaro fresco per ricapitalizzare la squadra di calcio.


 

Due anni dopo, ecco l’ultima plusvalenza.

 


Il Palermo al 30 giugno 2017 aveva debiti totali per 60,6 milioni (dei quali 8,93 verso banche e 5,7 milioni debiti tributari) e crediti totali per 66,7 milioni. I crediti erano diminuiti rispetto agli 87,2 milioni dell’anno precedente. Molto più elevato era stato l’abbattimento dei debiti, scesi da 102 milioni a 60,6 milioni. Cos’era successo per far scendere vertiginosamente l’indebitamento? Il 30 giugno 2016, proprio il giorno di chiusura del bilancio dell’anno precedente, il Palermo aveva venduto il 100% della Mepal Srl (sta per Merchandising Palermo), la società controllata alla quale due anni prima aveva conferito il proprio marchio. La Mepal è stata venduta alla Alyssa Sa, una società con sede in Lussemburgo, in Allée Marconi numero 16.

 

 

Il Palermo dunque dimezza i debiti grazie alla vendita di Mepal (società controllata e proprietaria del marchio rosanero) alla anonima Alyssa, situata in Lussemburgo, e riconducibile alla holding della famiglia Zamparini, la Gasda.

 

Dragoni ricorda che il collegamento tra Alyssa e Zamparini è stato ammesso dallo stesso patron rosanero nel bilancio del 2017, in cui si legge: «credito di euro 40.000.000 verso Alyssa Sa per la cessione della controllata Mepal Srl, avvenuta in data 30/06/2016 il cui incasso, inizialmente previsto in 3 rate, è stato rideterminato in 2 tranches di pari importo, la prima entro il 31/05/2018 e la seconda entro il 30/06/2019. A fronte di tale credito, la società Gasda Spa, che detiene una partecipazione nella società Us Città di Palermo Spa e in Alyssa Sa, ha rilasciato una fidejussione rendendosi irrevocabilmente garante direttamente e a prima richiesta per l’esatto e puntuale adempimento degli obblighi assunti da Alyssa Sa».

 

 

Nel bilancio al 30 giugno 2016 del Palermo erano iscritti tra le entrate 21,946 milioni di “proventi da partecipazioni”, costituite dalla plusvalenza per la vendita di Mepal ad Alyssa. Cioè il Palermo di Zamparini vende il marchio a una società dello stesso Zamparini ma iscrive in bilancio una plusvalenza di quasi 22 milioni. Se ci fosse un bilancio consolidato del gruppo Zamparini o della Gasda (ma non c'è o non viene pubblicato) questa plusvalenza verrebbe annullata, perché è realizzata “in famiglia”. Da notare che l'acquirente del marchio, Alyssa Sa, dopo un anno non aveva ancora versato neppure un euro del prezzo concordato. Anche questo è un sintomo che l’operazione è fittizia, perché il marchio è passato dal Palermo di Zamparini a un’altra società sempre di Zamparini.