Dario Mirri: «Il nostro un atto di amore verso il Palermo»

Dario Mirri: «Il nostro un atto di amore verso il Palermo»

Il Palermo ha scongiurato il pericolo penalizzazione grazie all'impegno del presidente Foschi nella ricerca di investitori ma soprattutto grazie all'aiuto della famiglia Mirri, che ha versato 2,8 milioni di euro nelle casse rosanero in cambio della gestione delle pubblicità dello stadio per quattro anni. Dario Mirri, da sempre grande tifoso rosanero nonché nipote di Renzo Barbera, intervistato da LiveSicilia ha parlato del suo gesto verso il club rosanero, di chi lo ha ispirato e lancia un appello agli altri imprenditori locali:

 

«Innanzitutto devo chiedere scusa ai tifosi e ai palermitani. Perché qualcuno, in buonafede, può avere pensato che la nostra scelta sia stata determinata da ragioni preminenti di interesse. Non è vero: si è trattato di un gesto d'amore, anche se capisco che l'amore può risultare strano, perché fuori moda. Non abbiamo una sola quota della società e tra un mese c'è un'altra scadenza milionaria da onorare. Stiamo investendo una somma considerevole al buio, senza certezze per il futuro. Soldi che, facciamo gli scongiuri, potrebbero essere persi. Avrei voluto comprare il Palermo, ma non posso permettermelo. Ho unito i miei sogni e le mie responsabilità che un imprenditore deve sentire per il suo territorio, per la sua gente. Sapesse quanti mi hanno ripetuto: 'siete pazzi...'» 


ISPIRAZIONI

«Io mi sono ispirato a due figure, per questo e per altro. Una è Vito Chimenti, il mio idolo. Il ragazzino che è in me non lo dimenticherà mai. In campo era un esempio. L'altra? Libero Grassi a cui guardiamo tutti con umiltà, sapendo con quale luminoso coraggio ha affrontato la sua missione. Grazie a Libero e al suo sacrificio abbiamo imparato che un imprenditore è uno che fa qualcosa per la sua comunità. Un insegnamento che non si dimentica». 


APPELLO
«Ho visto le persone cantare e abbracciarsi al 'Barbera', che porta il nome dello zio di papà. E so quanto sia importante essere felici a Palermo, più che altrove. E mai avrei voluto rivivere scene di penalizzazioni o difficoltà che ci riportassero ai tempi cupi della radiazione. Abbiamo sofferto e pianto troppo. Lancio un appello... Io sono qui anche per esercitare professione di trasparenza, da palermitano verace. Se ci sono investitori che vogliono il bene della squadra della città, vengano avanti. Le porte sono aperte. Se c'è qualche principe azzurro, mi passi l'espressione giocosa, che vuole sposare i colori rosanero, sapendo che prende un impegno d'amore, è questo il momento di dirlo». 

 

PASSIONE ROSANERO

«Io vado allo stadio, da quando ero bambino, in gradinata. Ingresso 20, fila 19. Da lì non ci siamo mai spostati e non ci sposteremo. Siamo tifosi e palermitani nella profondità dell'anima. La maglia ce l'abbiamo tatuata sul cuore”. Una storia di passione? E di lacrime. Ho pianto di gioia per il Palermo in serie A. Ho pianto tanto pure di tristezza, per la radiazione e per la cessione di Chimenti. Non la smettevo più. Ero appunto un ragazzo. Chi ci avrebbe ridato le sue biciclette? Papà telefonò allo zio Renzo che prese a consolarmi, con la sua consueta dolcezza. Mi disse: 'Dariuzzo, i giocatori vanno e vengono. Il nostro amato Palermo resterà per sempre'”. Un calcio romantico, di grandi presidenti che erano persone e che regalavano gesti d'amore».


PENTIMENTO

«Mi pentirò della mia scelta? No, e sa perché? Perché stamattina, mentre venivo in ufficio, sono stato fermato da tanta gente che sorrideva e questo mi ha reso felice. Abbiamo pianto troppo».