La vera salvezza del Palermo è la cessione societaria

Zamparini non ha mai fatto pazzie per il Palermo ed oggi, più che mai, dimostra che in Sicilia ha cercato soltanto una vetrina per i suoi affari

Quante volte abbiamo detto o ci siamo sentiti dire che se andasse via Zamparini il Palermo tornerebbe da dove è venuto? Altri tempi. Accecati dalla serie A, dall'Europa, da qualche fenomeno passato dal Barbera, abbiamo perso di vista quali siano i veri sentimenti di un tifoso, che non si nutre solo di traguardi ma soprattutto di passione, di attaccamento ai colori, di onore e di dignità calcistica. Eppure avvisaglie ce ne erano state, fin da subito; quando Zamparini prese il Palermo ripianò i debiti della gestione Sensi, trasferì la rosa del Venezia nel capoluogo siciliano e comprò qualche pedina di valore. La fortuna ci arrise, in un periodo in cui autentici sconosciuti diventavano campioni come per magia. La rendita consentì a Zamparini e ai tifosi di mantenersi a buoni livelli e il patron friulano non dovette uscire soldi di tasca sua. Ma la fortuna non può durare in eterno e i purosangue si vedono a tiro lungo; quando un imprevisto rallenta il cammino, le capacità, il talento, e nel nostro caso i soldi, spesso lo smorzano o lo annullano. Per "vincere", o per arrivare quantomeno al traguardo, servono determinazione, voglia, onestà intellettuale, programmazione, investimenti, rinnovamento... E passione. Chi si ferma è perduto, ma il Palermo, ahinoi, è al palo da tempo. In fin dei conti, è inutile continuare a prenderci in giro, Zamparini non ha mai fatto pazzie per il Palermo ma "ha campato di rendita" e ha goduto del ritorno mediatico e dei diritti televisivi che il club rosa nero gli ha consentito di avere. Tutto ciò ha radici lontane, almeno un decennio... Ma a quei tempi eravamo "distratti". Ai giorni nostri il tifoso medio e molti addetti ai lavori si domandano dove siano finiti i soldi, molti, di quelle plusvalenze che avrebbero fatto le fortune di molti club. Qualche "tenace" sostenitore del presidente resiste ancora e questa domanda non se la fa, oppure risponde come Zamparini, ovvero con digressioni, liste di "sciagure finanziarie" e tabelle di spese "ordinarie" che annullano ogni plusvalenza, facendo apparire il calcio più un gioco d'azzardo che uno sport. Ci domandiamo: Pastore, Dybala, Belotti, Vazquez, ultime lacrime di sangue versate dai tifosi, sono stati sacrificati sull'altare di chi e di che cosa? E soprattutto, domanda delle domande, se la Dea bendata non ci avesse aiutati e non ci avesse mandato questi campioni, dove saremmo finiti? Purtroppo la triste realtà si è presentata anche davanti agli occhi dei palermitani, nonostante i veneziani a suo tempo avessero provato ad aprirglieli. Oggi Zamparini è stato "sgamato", la nebbia si è diramata, il re è nudo: Palermo è stata per l'imprenditore friulano una vetrina per i suoi affari e chi si era illuso che nel cuore del patron ci fossero anche passione e interesse sportivo ha avuto torto. Siamo al 5 gennaio, terzo giorno di calciomercato, che potrebbe non portare nessuno se il Palermo non vincerà ad Empoli. Zamparini, così come ha detto Perinetti (e i fatti gli stanno dando ragione), aspetta il risultato che verrà dalla Toscana per decidere se gli "conviene" provare a salvare il Palermo o no. Una convenienza che "non fa pane" con il sentimento popolare, perché al tifoso non importa nulla di bilanci, di banche che bloccano i fidi e di "presunte" sciagure finanziarie. Se il ciclo è finito (ed è finito, abbondantemente) è uno stillicidio continuare a forzare la mano. Semmai si ceda questa "benedetta mano", perché la vera salvezza per il tifoso rosanero, in questo periodo storico,  è la cessione societaria, con un presidente in carica che abbia voglia di mettersi in gioco e che possa riportare entusiasmo e dignità calcistica. E non importa se avrà minore disponibilità economica di Zamparini. Anche perché a che serve avere un proprietario ricco, se poi le banche non gli danno credito e se non mette mai mano al portafogli per rinforzare la squadra?

Michele Sardo