Italia «alla Ventura» impresentabile: mondiale a rischio

Gli azzurri sono riusciti a fare peggio di una Svezia avara di talento

Italia «alla Ventura» impresentabile: mondiale a rischio

La premessa fondamentale è che con 90 minuti da giocare è ancora presto per far suonare le campane a morto. Detto questo è innegabile che l’Italia vista sui nostri teleschermi ieri sera a Stoccolma è sembrata tutto fuorché una squadra vitale.

Gli azzurri sono riusciti nell’impresa di fare peggio di una Svezia avara di talento, priva di idee e decisamente lontana sia dai fasti degli anni ’90 che dal buon standard qualitativo del decennio scorso. La vittoria degli scandinavi, frutto di un gol abbastanza fortuito, non è stata certamente meritata, ma quando annaspi su ogni pallone lungo e non sai cosa fare in attacco, l’alibi della sfortuna, per quanto essa sia stata evidente (vedasi palo di Darmian) non regge. Appaiono fin troppo evidenti le responsabilità del c.t, che sta traghettando l’Italia verso una seconda “Caporetto” calcistica dopo Belfast 1957.

 

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Da quando si è insediato sulla panchina della nazionale Giampiero Ventura (cui, sulla fiducia è stato prolungato il contratto fino al 2020…) ha dimostrato di vederci tutto fuorché chiaro. Durante la sua gestione si è vista un’Italia che ha ruotato senza soluzione di continuità tra “Gestiamo la gara”, “Palla lunga e pedalare” e “Avanti Savoia!” dando sempre l’impressione di essere squadra scriteriata e priva di idee, smarrita nei virtuosismi inutili di un tecnico che pur di lasciare un marchio quando sarebbe bastato fare le cose semplici, ha scherzato col fuoco. Certo, la partita la fanno sempre i giocatori e questi sono meno forti rispetto al passato ma un anno e mezzo fa Conte, con lo stesso materiale tecnico (e meno possibilità di scelta) ha rischiato di vincere un Europeo giocato alla grande.

 

Le valutazioni discutibili di Ventura rappresentano comunque l’aspetto tecnico relativo alla nazionale di un problema più vasto che va oltre un possibile (e non auspicabile) fallimento sportivo. Il calcio italiano non è più in salute da almeno una quindicina d’anni: aldilà di una congiuntura tecnica inferiore ad uno standard tradizionalmente elevato siamo di fronte a un contesto calcistico consunto da dinamiche tecniche talvolta surreali e prono a qualunque logica economico/televisiva in cui  però gli stadi sono vuoti, i pochi giovani non vengono valorizzati (a differenza di quanto succede nelle nazioni di vertice) e che vede fallire una miriade di società all’anno, spesso in situazioni parossistiche.

 

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Svezia-Italia 1-0 non è semplicemente l’anticamera di una possibile disfatta sportiva, ma l’istantanea emblematica di un movimento calcistico che ormai da troppi anni si contorce su sé stesso e sulle sue storture nonostante le evidenze suggeriscano altro. Anche se dovesse arrivare (come d’altronde è possibile) una qualificazione bisogna fare comunque i conti con una realtà impietosa ed è meglio pensarci già da ora, Russia o non Russia.