Fontana: «Manca zoccolo duro. Posavec mi piace»

Intervista esclusiva all'ex portiere del Palermo

Fontana: «Manca zoccolo duro. Posavec mi piace»

22 ottobre 2006, Milan – Palermo, posticipo della 7ª giornata di serie A; la squadra rosanero battendo per 2 a 0 i rossoneri, allenati da Carlo Ancellotti, raggiungeva l’Inter in vetta alla classifica. A fine gara, dagli spalti partì il coro ‘’salutate la capolista”, a cantarlo erano i tifosi del Palermo.

 

Era una difesa granitica, schierata a 3 dall’allora tecnico rosanero Francesco Guidolin e fra i pali un portiere fra i più amati dai tifosi del Palermo, Jimmy Fontana. Con lui abbiamo ripercorso i momenti salienti di quella magica serata.

È stato un periodo fantastico, erano altri momenti.  Il Palermo aveva in squadra campioni del mondo e c’erano stranieri che hanno anche fatto la storia. Era una squadra che, probabilmente, stava girando al di sopra delle proprie possibilità, ma che sicuramente senza quell’infortunio di Amauri avrebbe centrato un traguardo sensazionale.

 

Lei arrivò a Palermo nell’estate del 2006, grazie a Rino Foschi. Cosa la convinse a sposare il progetto Palermo?

«Rino mi voleva portare a Palermo già anni prima, ma a Milano stavo bene, non giocavo, però era stata una mia scelta rimanere perché ero trattato benissimo. Ringraziavo Foschi, ma gli dicevo che finché ero a Milano non avrei preso in considerazione altre alternative. Capitò poi che facemmo un triangolare con il Palermo a Bari e lo stesso Guidolin nel sottopassaggio, salutandomi, mi disse come battuta, visto che di vista ci conoscevamo, se non fosse arrivato il momento di venire a Palermo. Anche a lui risposi la stessa cosa. Dopo che andai via da Milano, il Palermo si fece risentire e come avevo promesso presi subito in considerazione l’idea di venire, perché onestamente era una cosa che si rimandava da anni».

 

Arrivato come secondo di Agliardi, complice un infortunio di Federico, lei diventò titolare inamovibile. Quanto è importante avere in organico un portiere di esperienza che possa supportare un collega giovane ed inesperto?

«Palermo non è una piazza così facile, la gente è esigente e quindi, da un certo punto di vista, è più semplice per un portiere che ha più campionati alle spalle. Solo per una questione di esperienza, di saper gestire momenti belli e quelli meno belli. Palermo è una grande città, innamorata di calcio, ed essere giovane nell’arco di un campionato, a volte, può essere un problema. È per questo che, secondo me, il Palermo volle allora anche un portiere di una certa età».

 

Puntare su due portieri molto giovani e senza nessuna esperienza in Serie A, come quest’anno ha fatto il Palermo, può considerarsi una scelta azzardata?

«A me Posavec piace, devo essere sincero, ha fatto degli errori, questo sì, ma in questo momento la squadra ha grandi difficoltà, quando va sotto difficilmente recupera e per un portiere giovane finire al centro delle attenzioni quando le cose vanno bene è scontato, a volte ci finisci che non c’entri niente e questa la trovo una cosa ingiusta».

 

Il Palermo delle passate stagioni metteva paura alle grandi, con quale spirito si scendeva in campo?

«Io l’ho sempre detto, c’era uno zoccolo duro del Palermo molto importante. Io avevo una certa età, ma arrivando a Palermo mi resi subito conto che c’erano giocatori come Corini e Tedesco che erano punti di riferimento. E questo è molto importante in una squadra. Il Palermo in questi ultimi anni ha cambiato molto e quando si cambia molto e vanno via giocatori, che non è detto che debbano giocare tutte le partite, ma sono magari punti di riferimento, possono nascere dei problemi per chi arriva. Mancano i leader dello spogliatoio, qualcuno che da molti anni è lì e che rappresenta un po’ la storia di questa squadra. Quando si cambia spesso è impossibile che uno da un anno all’altro diventi improvvisamente padrone dello spogliatoio. Il Palermo ha cambiato molto, ha lanciato dei giovani fantastici. Non credo che la realtà della squadra sia questa classifica, però quando non si parte bene e non si hanno punti di riferimento, là è tremendo».

 

Al ritorno Palermo-Milan terminò 0 a 0, grazie al rigore che Lei parò a Kaka.

«Purtroppo nel girone di ritorno l’infortunio di Amauri fu per noi terribile, non perché non avevamo sostituti all’altezza, ma perché con tanti impegni, c’era anche la coppa, le energie poi venivano a mancare. Fu una partita importante, eravamo ancora in corsa per giocarci qualcosa di fantastico e il pareggio con il Milan fu un buon risultato. Il rigore non c’era e averlo parato significò mettere le cose a posto. Mi resi conto di quello che avevo fatto solo di sera rivedendolo in televisione, forse è difficile da spiegare, ma mentre si gioca si è totalmente immersi nel proprio mondo, sapevo che avevo fatto qualcosa di bello, ma non si viene catturati da quello che succede, perché la partita va avanti e non ci si può fermare a pensare, solo dopo si realizza ciò che si è fatto».

 

Domenica il Palermo affronterà il Milan, risultato sulla carta già scontato?

«Nel calcio italiano non ci sono risultati scontati. È ovvio che le probabilità non sono tantissime, ma di scontato non c’è niente, il Milan ha pareggiato con il Pescara. L’Italia da questo punto di vista non ti concede niente, anche una grandissima squadra, con grandi giocatori, se non è con la testa nella partita può pagare contro chiunque. È la cosa più imprevedibile del nostro campionato».

 

La squadra rosanero si avvia ad una inevitabile retrocessione, perché secondo lei la Società si è così involuta negli anni perdendo ambizioni e soffocando l’entusiasmo dei tifosi rosanero?

«Da fuori non è facile giudicare, però è normale che cambiando molto spesso e lanciando molti giovani, per carità azzeccandoli quasi tutti, poi può arrivare l’annata storta. Negli anni passati il Palermo cambiava molto meno, perché i nazionali, come Barzagli e Zaccardo ad esempio, almeno 2/3 stagioni li facevano, era un’altra politica. Ma ripeto, secondo me, la classifica non rispecchia i valori di questo Palermo, e nel cambiare tanto ci sta che capiti una stagione così».