Palermo, giro di boa: bilanci, cosa tenere e cosa cambiare

Palermo, giro di boa: bilanci, cosa tenere e cosa cambiare

Articolo di Peppe Musso


Insieme al Natale, un girone (più una, di troppo per molti) se ne è già andato, il Palermo si ritrova quarto, ormai tagliato fuori dalla corsa alla promozione diretta e in piena lotta playoff: un panorama che tutti i tifosi, ma probabilmente anche i dirigenti rosanero, non si aspettavano fosse così fosco.


La fotografia della squadra è attualmente quella di un gruppo unito solo a tratti, che ha dimostrato di essere spesso eccessivamente nervoso (10 esp/

    /sioni in 20 giornate non si vedevano nemmeno nel calcio storico fiorentino) e che ha di fatto scaricato due tecnici nel giro di un anno solare. Le attenuanti ci sono tutte, né Boscaglia né Filippi hanno saputo dare continuità e gioco a un organico che, specialmente quest’anno, ha tutto per giocarsi le prime posizioni. Adesso la palla passa a Baldini (quasi sicuramente), un uomo con caratteristiche ben diverse dai suoi predecessori, che comunque non troverà solo macerie al suo arrivo.


    Il Palermo, infatti, ha anche delle certezze consolidate, che sono quelle che gli hanno permesso di girare la boa con altre 18 partite che possono significare tanto, a differenza dell’anno scorso. In attacco, Brunori Soleri e Fella (anche se ancora dobbiamo vedere la miglior versione dell’ex Avellino) hanno dimostrato che se i palloni arrivano, la rete si gonfia. In difesa Buttaro dà ampie garanzie, a centrocampo Odjer e Dall’Oglio seppur con qualche amnesia hanno dimostrato di saper sfornare ottime prestazioni. C’è un Silipo da valorizzare, un Valente (già allenato dal mister ex Carrarese) da ritrovare ed un Almici a cui forse finalmente sarà affidato il suo ruolo naturale, in cui pre-infortunio sembrava avere pochi rivali in C.


    Di certo, c’è anche tantissimo lavoro da fare: bisogna riportare De Rose nella sua dimensione di recupera-palloni senza più affidargli compiti di impostazione che ne peggiorano enormemente il rendimento. Inoltre, c’è da far quadrare una fase difensiva che non può essere così brutta solo per colpa degli interpreti a disposizione (anche se, va detto, c’è più di un calciatore palesemente fuori dal progetto). Bisogna, come si suol dire in gergo, rimettere la chiesa al centro del villaggio, perché retorica a parte la maglia del Palermo ha un peso diverso rispetto a moltissime altre, e chi non lo ha capito dopo uno (o due) anni, è giusto che venga messo da parte.


    Di carne al fuoco, dunque, ce n’è in abbondanza: la ricetta semplice solo a parole prevede principalmente tre cose: partire dalle certezze, cambiare ciò che non funziona e ricreare un sentimento di serenità che ormai manca da troppo tempo a questo ambiente. Il 2022 deve essere un anno diverso, un anno, finalmente, a tinte rosanero.