Il Palermo risponda a Bellusci: in che mani siamo?

Il Palermo risponda a Bellusci: in che mani siamo?

 

Ci sono interviste che escono dal solito copione un po’ sbiadito delle dichiarazioni banali di fine partita ed entrano di diritto nelle interviste da scolpire nella pietra. E sì, perché non era mai successo che un giocatore si esponesse in questi modi: senza peli sulla lingua, senza filtri o remore. A farlo non poteva essere che un uomo del sud, un calabrese nelle cui vene scorre il sangue della passione. Ieri sera Giuseppe Bellusci, detto il Guerriero, ha espresso i timori che hanno un po’ tutti da un po’ di tempo e mentre parlava esprimeva emozioni vere: gli occhi lucidi per la rabbia, le mani sudate per la tensione, il labbro tremolante per il nervosismo. Emozioni di un campione come pochi, che ama la maglia che indossa. Bellusci non è stato mai scontato né in campo né fuori dal campo, figurarsi con le parole. E gliene siamo grati perché le sue parole hanno aperto uno squarcio nel velo di incertezza che da settimane avvolge il club.

 

Parole dure come macigni ma che fotografano la situazione attuale che si vive in viale del fante: «Non sappiamo in che mani siamo - sbotta -. Siamo una squadra mentalmente fragile per tutte le vicende societarie. Non abbiamo garanzie di nessun tipo».

 

Bellusci salva solo il direttore Foschi e il tecnico Stellone. «Sono gli unici che ci stanno proteggendo da tutto e tutti. Siamo soli. Se ci abbandonate anche voi facciamo ancora più fatica». Il difensore chiede innanzitutto il sostegno dei tifosi. «Chiedo scusa ai tifosi per i modi ma non per il pensiero. Ci dovete aiutare: siamo soli». Un concetto che ripete più volte anche quando commenta la gara contro il Foggia. «Tolti gli ultimi dieci minuti - prosegue -, abbiamo dominato creando 29 occasioni. Ognuno di noi ha corso 12 chilometri, quattro giocatori a fine gara avevano i crampi. Segno che non è mancato l’impegno della squadra. Non fischiateci per la gara di stasera ma per quella di Cremona, dove abbiamo sbagliato tutto».

 

Bellusci riannoda i fili di queste ultime settimane. «Questa squadra ha cuore, voglia di vincere in campo, amor proprio. Nonostante non ci sia una garanzia sul futuro».

 

Ce n’è anche per l’amministratore delegato Emanuele Facile. «Il problema non sono gli stipendi, ma il futuro. La prospettiva qual è? A me non interessa se mi arriva lo stipendio il 15 ma vincere il campionato, voglio andare in serie A. Quella che ho perso l’anno scorso, quella che provano a farmi perdere quest’anno. Se c’è qualcosa che non va, posso andare a casa senza problemi».

Un appello rivolto a tutti. «Noi siamo con Foschi e Stellone ma ci dovete aiutare tutti: tifosi, giornalisti e ambiente».

 

Adesso la proprietà risponda con i fatti alle domande di Bellusci.

 

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