«Le finali, i picciotti e il presente». Arcoleo si racconta

«Le finali, i picciotti e il presente». Arcoleo si racconta

«Due ferite ancora aperte - dice in riferimento alle finali di Coppa Italia del 1974 e del 1976 - sono stati i momenti più tristi della mia carriera da calciatore del Palermo».

 

L'ex allenatore e calciatore del Palermo Ignazio Arcoleo - dalle colonne de Il Giornale di Sicilia - ha parlato dei suoi ricordi in rosanero, con una particolare attenzione al presente. Di seguito una parte delle sue parole. 

 

«Sono diventato allenatore a Mazara. E dire che non ci volevo andare, giocavo ancora con la Reggina».

 

ALLENATORE A RIBOLLA

«Solo col miglioramento della tecnica individuale si migliora la squadra. A Trapani, ad esempio, lavorai tanto con Marco Materazzi che suo padre voleva si desse al basket. La Sicilia ha un serbatoio di giovani eccezionale: bisogna lavorarci con passione, occorre avere più coraggio e farli giocare».

 

IL PALERMO DEI PICCIOTTI

«Un grande orgoglio perché il Palermo non mi aveva ancora tenuto in considerazione come tecnico. Portai subito le mie idee e i giocatori palermitani che avevo avuto a Trapani come Vasari e Galeoto. La coesione del gruppo fu fondamentale. Volevo un calcio fatto di amore e sacrificio. Il messaggio fu recepito: partite come la vittoria sul Parma o contro il Vicenza non le dimenticherò mai». 

 

INFINE IL PRESENTE 

«Contro il Catanzaro il Palermo non meritava assolutamente di perdere. Non so come andrà quest’anno: auguro a Mirri e alla squadra di fare un exploit nei play-off».

 

L'intervista integrale sull'edizione odierna de Il Giornale di Sicilia. 


 

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«LE FINALI, I PICCIOTTI E IL PRESENTE». ARCOLEO SI RACCONTA