Palermo, a Vercelli un ritorno che sa di Serie A

Al «Silvio Piola», una volta «Leonida Robbiano», sfida suggestiva per i rosanero. Una chiacchierata con Gabriele Pomar

Palermo, a Vercelli un ritorno che sa di Serie A

Pro Vercelli-Palermo non sarà una gara importante soltanto per ritrovare punti vitali e risollevare il morale. Per Tedino, oggi più che mai chiamato a dimostrare di essere un allenatore pronto, e per tutti i giocatori rosanero, che da quasi un mese non trovano la fine del tunnel nerissimo in cui sono finiti, la partita di sabato al "Silvio Piola" avrà un peso tanto per il futuro quanto, perlomeno simbolicamente, per il passato.


Non un passato qualunque. Perché proprio sul campo di Vercelli, il 18 settembre del 1932, il Palermo fece il suo esordio assoluto in Serie A.

I rosanero Valeriani, Lo Prete, Ruffino, Santillo, Radice, guidati dall'ungherese Gyula Feldmann, già c.t. dell'Ungheria negli anni '10, fecero i primi passi nella massima serie italiana in questo stadio, «allora intitolato a Leonida Robbiano, che era un aviatore dell’Aeronautica militare, e dedicato nel 1998 a Silvio Piola, che ha esordito nella Pro Vercelli», racconta a ForzaPalermo.it Gabriele Pomar, autore di “Oltre la rete. La storia del Palermo Calcio per aneddoti” (Ed. Steri).

 

«E Piola era nella formazione della Pro Vercelli che scese in campo contro quel Palermo. Lui non segnò, andarono in gol un difensore, prima, ed il centrattacco De Gara, poi. Quello fu il primo campo che i rosanero calcarono in Serie A – prosegue Pomar –, un campo coevo a La Favorita, perché entrambi furono inaugurati nel 1932. Quello di Vercelli risente ancora un po’ dell’impostazione dell’epoca: la tribuna è ancora in stile Liberty».

 

Il Palermo arrivò nella massima serie dopo la gloriosa stagione 1931/32, che vide l’esordio nel nuovo stadio La Favorita – dilagante 5-1 ai danni della malcapitata Atalanta – e culminata nella vittoria del campionato cadetto, con Carlo Radice capocannoniere della competizione.

 

«Sarà bello rivedere il rosanero scendere nuovamente sul campo che l’ha visto esordire in Serie A e contro una squadra che ancora aveva i suoi grandi valori. In quella gara, nella panchina della Pro c’era Guido Ara, che con i piemontesi ha vinto sei campionati da calciatore ed uno da allenatore. Quella squadra diede nove giocatori alla Nazionale che poi vinse due coppe nel mondo negli anni Trenta. Sulla panchina del Palermo – conclude Gabriele Pomar – c’era Gyula Feldmann, un ungherese, che poi fu avvicendato durante la stagione da un altro magiaro, Károly Csapkay. C’era questa scuola ungherese all’epoca a Palermo».

 

Chissà se la rinascita del Palermo per la conquista della A potrà passare proprio dal primo terreno di gioco ad averlo ospitato nella massima serie.