Da Brescia alla fascia con il Palermo: parla Martinelli

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Parla Alessandro Martinelli. Il centrocampista rosanero, ospite al programma "#SiamoAquile" su TRM, è intervenuto sulla ripresa della squadra dopo il periodo difficile e dell'esperienza a Brescia nella passata stagione con la promozione contesa proprio con i rosa 

 

«Mi sento italiano perché i miei genitori sono italiani, sono però nato in svizzera e fiero di essere svizzero. In svizzera quando torno c'è tranquillità, e Palermo è un po' tutto il contrario soprattutto per il clima». 

 

SERIE POSITIVA

«Veniamo da una serie positiva, siamo al momento clou della stagione con tre partite prima della sosta e del rush finale. Queste tre partite saranno fondamentali e speriamo di fare bene. San Tommaso? Abbiamo parlato noi più grandi e ci siamo detti che doveva cambiare qualcosa perché così non andava bene. Siamo stati tutti bravi, grandi e piccoli, ad invertire la tendenza e a riprenderci». 

 

SBLOCCARE SUBITO

«Ogni partita è difficile, sappiamo che se la sblocchiamo subito va in discesa ma se non succede poi gli avversari fanno la loro partita e non è semplice. Sta a noi cercare di sbloccare subito le gare perché se passano i minuti poi gli avversari prendono fiducia. Siamo in un momento nel quale contano i punti, del gioco non mi interessa. Basta che si vince».

 

BRESCIA E PALERMO

«A Brescia non eravamo favoriti e ci siamo ritrovati in silenzio in lotta per la promozione. Il Palermo invece doveva per forza vincere e in questi casi non è mai facile. Noi l'abbiamo vissuta con molta più serenità. Non conoscevamo le dinamiche dei problemi societari del Palermo, abbiamo pensato solo a noi stessi e al nostro cammino. Ho sentito Corini quando ho firmato per venire a Palermo e l'ho risentito quando è stato esonerato dal Brescia, spera di poter venire a trovarci».

 

LA SCELTA

«Cercavo un progetto, una cosa che potesse durare più anni. Ho avuto proposte brevi senza veri obiettivi, ho accettato Palermo perché ho giocato qua in passato e mi sono innamorato della piazza. Non è detto che fare salti indietro voglia dire non continuare a crescere. Forse facciamo più fatica noi che veniamo da categorie più alte ad adattarci al calcio dilettantistico, non è stato affatto facile. Il gioco è diverso perché la qualità viene in secondo piano, in serie D c'è tanto agonismo e se manca fai fatica anche contro l'ultimo in classifica. Poi noi eravamo abituati a giocare in stadi perfetti ma se si inizia ad apprecarsi a queste cose si perde in partenza». 

 

CAPITANO

«Sicuramente è una fascia pesante, ma al di là di Mario Santana ci sono tanti altri capitani. Lui è un leader carismatico, vedere che non stava bene ci ha fatto soffrire come non è stato bello vedere Corsino rimanere fuori per infortunio e starci male. A chi gioca poco mi sento di dire, da capitano, che chi fa vincere i campionati sono quelli che giocano meno perché poi quando chiamati in causa fanno forse meglio dei titolari. Tutti stanno facendo un gran lavoro, di solito quando sei giovane certe cose non le capisci ma loro invece non hanno mai fatto problemi e hanno sempre lavorato aspettando il loro turno». 

 

UNDER E OVER

«La differenza tra under e over si sente poco. Lucca e Silipo si sono ambientati subito, ma in generale la gente nuova ha portato un entusiasmo che ha fatto bene a tutto il gruppo».