A Genova si leccano le ferite: analisi e processi. Juric e Preziosi su i 'sette peccati da Genoa'

Il 'Secolo XIX' cerca le cause del ruzzolone del Genoa di domenica scorsa

Ancora non accenna a spegnersi l'eco della partita di domenica sera giocata al 'Ferraris'. Il 3-4 con il quale il Palermo ha battuto il Genoa, se da un lato ha reso felice tutto l'universo rosanero, per contro ha avvilito e disorientato  l'ambiente che ruota intorno alla squadra di Preziosi, che si è trovata di colpo a dovere assorbire un doloroso 3-4 sebbene in vantaggio per 3-1 fino al 78'. Ed il giornale genovese 'Il Secolo XIX' oggi dedica ampio spazio all'argomento, pubblicando un articolo che esamina le ragioni di questa debacle, corredato dai pareri del tecnico Juric e del presidente Preziosi. Lo sottoponiamo alla vostra attenzione, con un pizzico di malizia,  così come è stato pubblicato, sicuri che ogni tanto può fare piacere leggere  accuse e contumelie che non riguardano le cose di casa rosanero... Il titolo è: IL KO COL PALERMO. SETTE PECCATI DA GENOA
L'ira nel finale di partita ha preso Perin, che si è fatto scioccamente espellere (ma si lascino perdere i paralleli con testate alla Zidane, qui c'è colpa, non violenza). E ira anche fuori, con i fischi per l'assurda debacle del Genoa. Sconfitta figlia della superbia? In parte, il pensiero di aver già chiuso la pratica ha generato il calo di tensione fatale. È una delle cause secondo Ivan Juric: »Abbiamo sbagliato nella concentrazione, dove solitamente siamo molto solidi. La verità è che siamo un po' incompiuti: abbiamo pensato di avere tutto sotto controllo e che fosse finita,sbagliando clamorosamente». Fino all'indolenza con cui Ntcham ha perso l'ultimo maledetto pallone, per il contropiede della rete di Trajkovski. Buttata via la partita che poteva dare una svolta verso l'alto. «Abbiamo fallito l'esame di maturità», dice il tecnico. Ed Enrico Preziosi: «Ogni volta che possiamo fare un salto di quali-tà ci fermiamo, dovevamo fare quel balzo che però non è arrivato. Prendere 4 gol in casa è da manicomio. Siamo molto bravi a resuscitare i cadaveri. Forse siamo stanchi, forse c'era altro che non so, è talmente strana che non riesco a descriverla». Anche a freddo, il giorno dopo, in casa rossoblù predomina un senso di incredulità e illogicità. La scriteriata batosta con il Palermo è stata peccato capitale. Sette vizi rintracciabili nella partitaccia che ha tolto al Genoa l'imbattibilità interna. Tre punti lasciati ai rosanero che erano ultimi e venivano da 9 ko consecutivi. Natale a Genova, un regalo non da poco dell'arbitro Pairetto perché il 3-3 di Rispoli era da annullare per fuorigioco (peraltro dubbi sul gol invece annullato a Izzo). E anche più cospicui doni da parte della squadra rossoblù. Altra prima volta in stagione, mai si era fatta rimontare fino a perdere: quando in vantaggio, il Grifone aveva vinto 6 volte e pareggiato una, in 9 con il Pescara. Manifestazioni della sindrome di Lazzaro: in casa persi punti con abruzzesi, siciliani, Empoli e Udinese. Dove sarebbe il Genoa senza tutto questo spreco? A parlare di altro campionato e altra dimensione, ora che finisce il 2016, si avvicina il giro di boa e già infuria il mercato. Avarizia, la realtà è una graduatoria assai meno ricca. Senza immaginarsi con tutti quei punti persi, 6 di essi basterebbero per affiancarsi all'Atalanta a 29, ai confini dell'Europa, come rivelazione della A. Non ci sono, e si resta a 23, peraltro con strascichi dolorosi per infortuni e squalifiche. Da cercare di scacciare quelli psicologici. Questione mentale, uno dei primi peccati nel suicidio genoano, secondo Juric e Preziosi. Il presidente: «Al 78' eravamo sul 3-1 ma abbiamo perso la testa, non abbiamo mai dato la sensazione di comandare il gioco contro avversari molto modesti. Ho visto una squadra impaurita dopo il 3-2». Possibile, per chi tre giorni prima ha battuto la Fiorentina e in casa ha sconfitto Juventus e Milan? Tant'è, collegamento con un secondo peccato. «Ci sono ragazzi qui che sono in grande crescita», rivendica Juric. Non nascondendo però: «Con la giovane età può mancare un po' di esperienza. di gestione della partita, di malizia». Porta al terzo peccato. di natura tecnico-tattica. Preziosi: «Uscito Veloso, abbiamo perso l'ordine a centrocampo. Ntcham ha fatto degli errori elementari». In contumacia, si è notata l'importanza del portoghese sempre sotto processo. In mezzo, coperta corta ed è peccato (con riflessi sul mercato di gen naio). Miguel ne avrà per un mesetto, senza di lui e Rincon centro-campo senza guida, che non controlla ritmi e possesso, espone la difesa. Ex miglior difesa interna. Qui, quinto e sesto peccato collegati: concentrazione e disposizione sui piazzati. Gol preso su punizione dalla trequarti subito dopo il 3-1, schiacciandosi su Perin, Burdisso non ci arriva e Izzo si fa "allacciare" da Goldaniga. Dal corner il 3-3. Munoz battuto da Andelkovic ed Edenilson non fa il passo per mettere (più) in fuongioco Rispoli. Era offside, settimo peccato, anche se da attribuire a Pairetto. Rimangono comunque i due precedenti. Juric: «Due gol così da piazzati che avevamo studiato...» Prima del dissennato 4-3. L'accidia del Genoa, che si è arreso al caos.