Genio Corini e la lampada dei desideri

Ottobre 2005, al Barbera Palermo-Chievo. Eugenio sul dischetto per un rigore diverso da tutti gli altri. Segnò ed esultò.

Genio Corini e la lampada dei desideri

Sedici ottobre 2005. Si gioca Palermo-Chievo e al 15’ Eugenio Corini sta per battere un calcio di rigore. Ne ha calciati tanti, ne calcerà ancora, ma questo ha un sapore diverso. Di fronte c’è il Chievo; il Chievo dei miracoli, il Chievo di Delneri e Corini: mente e braccio prima, mente e “Genio” dopo. Ha trovato la sua isola felice ed è tornato Peter Pan, dopo essere stato sedotto e abbandonato da una bella Signora. Ha il piede fatato e arriva forse troppo presto per guidare la più nobile di tutte.
Poi la favola del Chievo. Corini ne porterà il vessillo in tutto in Paese. Poi scopre che l’isola che non c’è esiste per davvero e che il richiamo dell’avventura rosanero è troppo forte.
Eccolo adesso, di fronte al suo passato: non sbaglia ed esulta, lui, bandiera gialla e rosa, non incline ad ipocrite abitudini.
Quel giorno di ottobre si respira davvero un clima da “C’era una volta” al Barbera: Alberto Fontana che difende la porta del Chievo, Gigi Delneri seduto sulla panchina del Palermo, Amauri che si rivela al popolo rosanero con una doppietta (la seconda rete anche lui dal dischetto, la prima è un volo d’angelo che l’anno dopo vedremo salire ancora più in alto) e l’atto finale scritto ancora dal nostro “Genio”: un tocco che sembra da biliardo libera l’Airone Caracciolo che per una volta, finalmente, può spiegare le sue ali. ottobre.
Abbiamo bisogno di un altro Genio, adesso, ed è quello della lampada: sfreghiamola tutti insieme ed esprimiamo il nostro desiderio…