Dai Vangeli al Barbera è un attimo. Arrivederci Andrea

Neanche Andrea Saraniti ce l’ha fatta. Ma è dura la vita del palermitano al Palermo: destinato alla punizione, quella della critica, ogni volta che un errore, un passo falso, un momento no. Nemo profeta in patria: dai Vangeli al Renzo Barbera è un attimo. Saraniti ci ha provato. Un anno fa ha accettato di tornare là dove 33 anni fa è nato, sapendo bene che sarebbe stato difficile, quasi impossibile, riuscire nell’impresa di entrare nel cuore dei propri concittadini indossando la maglia numero 9 del Palermo. Un numero pesante, // class="dt-sc-fancy-list ocean angle-double-right">/teriormente schiacciato da quell’altro, il 17, che nella smorfia napoletana è “a’ disgrazia”, e invece in quella palermitana è stato propizio a tal punto da fare ombra a tutto il resto, anche al centravanti esperto, veterano di una categoria che lo ha visto in campo oltre 140 volte. Un percorso ad ostacoli, luci ed ombre, voli e cadute, gol e imprecazioni, rotture e abbracci. Montagne russe sotto Monte Pellegrino. Il bilancio finale dice 4 gol nella reg// class="dt-sc-fancy-list ocean angle-double-right">/ar season, 1, pesantissimo, nei playoff. Poteva andare meglio. E anche molto peggio. Adesso è ancora Serie C, ancora Sud, è Puglia, Taranto. Ancora al Barbera, ma da avversario. Il Palermo intanto pensa a rimpiazzare, in fretta, i due posti vacanti di un reparto avanzato che ha visto il colpo grosso Fella. Il prescelto è Pietro Cianci, fortemente voluto in prima persona dal presidente Dario Mirri. Sarà lui stesso a scendere in campo per chiudere una trattativa lunga e tortuosa: come sempre tra il dire e il fare c’è di mezzo… l’ingaggio. Se col Teramo l’accordo è totale, con l’attaccante classe 1996 il punto d’incontro non è stato ancora trovato: Cianci chiede un triennale a 300mila euro l’anno. Sono tanti. Ma lo stesso tecnico rosanero, Giacomo Filippi, è stato chiaro: serve un centravanti strutturato. E il barese corrisponde perfettamente all’identikit tracciato.

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