UN FRULLATINO

UN FRULLATINO

 

Oggi l’attuale proprietario del Palermo ha rilasciato ai microfoni di palermotoday un frullato. Un frullatino.

Ha messo dentro: un po’ di pregiudizietto vagamente antimeridionalista, un bel cucchiaio di pronosticabile vittimismo ed un pizzico di autocelebrazione anticipata.
Sale e pepe qb, tutto biologico, naturalmente.

 

Con ordine.

Se qualcuno «odia, insulta e disprezza» il patron, è perché probabilmente «ha dato fastidio che un friulano si comportasse al di fuori» delle nostre «regole palermitane».
Le regole palermitane. 
Chi lo sa dica dove sono scritte: ché Palermo non sembri più una giungla.
Per fortuna, il concetto si ammorbidisce un attimo dopo perché «per quello che sono», dice il patron, «ho la stima di tutta l’Italia, dell’Europa e di una gran parte del popolo palermitano». La parte che non segue le «regole palermitane», evidentemente.
Dose di pregiudizietto sufficiente.

 

Vittima, assolutamente. Perché andare via dopo aver ricevuto «tanto fango da una città a cui ho dato tanto» è per il proprietario del Palermo come «uno dei giorni più belli», come uscire «da un incubo».
Certo. L’incubo fatto di retrocessioni, debiti, mai-closing, indagini, intercettazioni, richieste di misure cautelari e via discorrendo è stato causato da... quale parte della città? Acclarato che si tratta di quella frangia di palermitani che hanno un proprio codice, ma esattamente di chi stiamo parlando?

Chi getta fango trasformando il sogno rosanero in un incubo? I tifosi, oppure i magistrati, la stampa, la procura, i dirigenti, gli imprenditori, i dipendenti, gli avvocati, i giocatori? Un frullatino - un altro - di tutti questi? 
Non si sa. Ma il concetto passa, forte e chiaro: sulla bilancia, la riconoscenza per gli anni d’oro deve pesare più di qualunque esso sia il giudizio negativo per gli anni bui. 
Anche perché «vi lascio primi in classifica» e...

(senza l’autocelebrazione il frullato viene scipito)... «in mani sicure»
Un merito che viene dal futuro ma si vuole già riscosso. Come andare in ricevitoria, piazzare una scommessa e pretendere subito i soldi della vincita. Grazie, arrivederci.
Ma ovvio, è l’augurio e la speranza di tutti i palermitani, sicuramente di quelli che seguono le famose «regole palermitane», ma anche di tutti gli altri: che questo misterioso fondo acquirente sia quantomeno sicuro, cioè capace di non portare mai il Palermo, nemmeno per un abbaglio della procura, di fronte ad un’istanza di fallimento. Eccetera.

 

Intanto le mani sicure restano dentro la manica. Magari come un asso.