Roma fai molta paura, ma dietro sei fragile

L'analisi del match. I punti di forza e le difficoltà della squadra di Spalletti, reduce dal successo di Napoli.

Roma fai molta paura, ma dietro sei fragile

La Roma di questa stagione è un autentico Giano Bifronte: si esalta nelle partite in cui dovrebbe soffrire mentre si perde in vuoti clamorosi quando dovrebbe dominare. La prestazione esaltante di Napoli e quella senza logica contro l’Austria Vienna (o, andando più lontano, quella nella gara contro il Porto) sono esattamente due facce della stessa medaglia.

 

Dal punto di vista offensivo la “Banda Spalletti” è un’autentica macchina da guerra piena di giocatori di qualità, diversi per caratteristiche e anche per questo complementari, in grado di colpire da un momento all’altro. In particolare quest’anno il tecnico di Certaldo è riuscito a mettere le qualità dei suoi singoli al servizio di Edin Dzeko, che nel giro di un anno è passato da potenziale “Fenomeno Parastatale” di Gialappiana memoria ad una punta che pur sprecando tanto, sta cominciando a fare la differenza. Dzeko è solamente uno delle potenziali frecce che hanno in faretra: la velocità debordante di Salah, la classe di El Shaarawy (che gioca solo per l’infortunio di Perotti), le incursioni e il dinamismo di Radja Nainggolan, l’intelligenza tattica di Florenzi (uno dei giocatori più sottovalutati al mondo): tutte cose che possono far male e che fanno si che la Roma possa colpire in qualunque situazione di gioco. In particolare domani Aleesami, generosissimo ma non un fulmine in fase difensiva, avrà l’ingrato compito di dover difendere a tutto campo sull’out dove giocano Florenzi e Salah: è lecito aspettarsi che domani la Roma attacchi da quel lato.

 

Se dalla cintola in su la Roma fa veramente paura, dalla cintola in giù, come già detto, il discorso è diverso. La cerniera mediana del 4-2-3-1 a prescindere dagli interpreti (che stasera probabilmente saranno De Rossi e Strootman) garantisce qualità e sostanza ma è incline a delle pause sceniche in fase di contenimento, che lasciano scoperta la difesa giallorossa, il vero tallone d’Achille della squadra. Già incline di suo a problemi di posizionamento e a cali di tensione al limite del blackout, la difesa romanista è decimata dagli infortuni, e le scelte di Spalletti sono obbligate. In particolar modo i problemi della Roma si palesano nella parte sinistra della retroguardia, in cui per forza di cose gioca Fazio come stopper, difensore di posizione forte fisicamente ma dal ritmo molto compassato, mentre come terzino sinistro gioca Juan Jesus e non serve aggiungere altro.

 

Per sperare di ottenere qualcosa da una partita comunque proibitiva, il Palermo in fase difensiva dovrà intasare spazi e linee di passaggio, cercando al tempo stesso di  dirottare la corsa (perché fermarla è impossibile) di Salah in zone neutrali, mentre in attacco dovrà cercare di sfruttare i blackout avversari, magari tentando di aprire una breccia proprio a sinistra, prendendo sul tempo Juan Jesus e costringendo Fazio a scivolare sull’esterno (cosa che potrebbe fare Quaison) per aprire spazi al centro.  Fare risultato  resta difficilissimo, ma comunque non impossibile.