Sogno una stagione normale: senza strappi e cartellini in vendita

Richieste legittime ricordando paradossi e errori dell’ultima stagione. Consolidare i punti di forza, correggere le debolezze.

Sogno una stagione normale: senza strappi e cartellini in vendita

 

Cosa può chiedere un tifoso come me al campionato che nasce oggi con il ritiro di preparazione di una squadra che sarà molto diversa da quella che scenderà in campo? Devo dire che a me non importa tanto se finirà male con la retrocessione appena scansata o bene con una salvezza che avrebbe del miracoloso se il vero Palermo fosse questo. I miracoli, si sa, non si ripetono. Vorrei solo che fosse un campionato normale di una squadra normale. Con un presidente che sceglie l’allenatore e lo rimuove solo se necessario evitando di richiamarlo poche settimane dopo. In questa nostra squadra anormale è già successo con Guidolin, Colantuono, Rossi, Sannino, Gasperini, Iachini e Ballardini. Vorrei un presidente che invece di farsi raccontare le partite le vedesse allo stadio come fanno i suoi colleghi, tifosi veri o del proprio portafoglio che siano. Vorrei giocatori che indossano la maglia di gioco (con i marchi degli sponsor, s’intende), ma senza il cartellino “vendesi”” che pende dallo stemma con il prezzo, trattabilissimo,  in bella vista. Non vorrei più ascoltare fandonie come quelle della “squadra più forte di sempre”” e dei “”5 giocatori pronti””, specie questi rispondono ai nomi dei Cristante, dei Balogh e degli Arteaga. Non vorrei più che la mia squadra fosse lasciata, come nessun’altra, alla mercé di maneggioni e procuratori, certi come sono che al Palermo si arriva, si può guadagnare anche non giocando e poi si va via come, quando e per quanto si vuole. Vorrei una squadra che decide di puntare su qualcuno, dirigente, portiere o centravanti che sia, e lo tratta in funzione del rendimento e del comportamento, piuttosto che della prospettiva di plusvalenza. Vorrei una squadra che consolidi i punti di forza e corregga quelli di debolezza: un filo logico e non una serie infinita di “punto e a capo”. E non mi si dica che ciò è possibile solo se si dispone di mezzi di cui il presidente ha il pieno diritto di non disporre o di non voler approntare. Perché la storia recente di squadre come l’Empoli, il Chievo, il Torino, l’Udinese dimostra che il problema non sono i mezzi. Sono le idee: chiare o confuse; sono i programmi: solo soldi o anche altro. 

Che la stagione vada bene o no in fondo poco importa. Perché il risultato finale è parte del gioco. Auguriamoci semplicemente di vivere una stagione normale.