Il Palermo resta: cronaca di una rinascita

Il Palermo resta: cronaca di una rinascita

Ne sono successe di cose in un anno. 

Il ricordo va al 7 giugno del 2019, quando il Palermo scongiurato il pericolo di finire in Serie C presentava Pasquale Marino per ritentare nuovamente il salto nel calcio che conta. Poi però la mente finisce a quella serata passata all'esterno del "Renzo Barbera" mentre il countdown per l'iscrizione dell'US Città di Palermo al campionato di Serie B continuava a scorrere, inesorabile. Il piazzale antistante lo stadio inizia a gremirsi di tifosi angosciati quanto noi, la preoccupazione sale e le proteste si fanno sempre più veementi. Poi la mezzanotte. Il silenzio. 

 

Quella mezzanotte non ha mai saputo di fine giornata, ma della fine di qualcosa di più grande. E nulla ci potevano i video, le presunte truffe, i tentativi di risvegliare un cadavere già morto. Sì, perché quella sera a mezzanotte l'US Città di Palermo iniziava lentamente a sbiadirsi, senza tuttavia sparire mai del tutto. 

 

Userò, ancora una volta, la mia cara metafora della fenice che prende fuoco per poi rinascere dalle sue ceneri. Dall'incendio apocalittico della scorsa estate spuntano due figure: Dario Mirri e Tony Di Piazza. Il primo, "cornuto e mazziato" per aver visto il suo più grande amore cadere (di nuovo) e gli investimenti fatti per tenerlo in piedi completamente persi. Il secondo determinato a far tornare il Palermo grande e far diffondere l'eco dei colori rosanero in tutto il globo. La fine è sempre un nuovo inizio e il Palermo Calcio ha una nuova società: "Hera Hora", in tutti i sensi. 

 

Immagini in successione, che scorrono a velocità supersonica come l'incipit dei film della Marvel. La Serie D, il bando, Petralia, arrivi di giocatori a raffica, Pergolizzi, una corsa frenetica tanto quanto lo sono i ricordi. Poi l'inizio del campionato. Basta tribunali, finalmente il campo. La prima rete di Lucera, le dieci vittorie consecutive, lo stop. Il ritorno del "fantasma del giro di boa", l'ormai atavica paura insita in ogni tifoso rosanero di vedere vanificare in poche giornate quanto di buono fatto ad inizio campionato, e lo spirito del vecchio Palermo che continua ad aleggiare nella mente di tutti. Poi la ripresa e l'arrivo di un nemico invisibile che, gradualmente, fa chiudere tutto. 

 

Si arriva all'8 giugno 2020, 365 giorni dopo. 

I brutti ricordi si fanno sempre più lontani. Si dice che gli spettri rimangano sulla terra fin quando rimangono conti in sospeso con la vita terrena, e probabilmente quelli della US Città di Palermo sono stati risolti e rimane adesso soltanto una sagoma quasi impercettibile. I dolori e le paure hanno lasciato lentamente spazio ai sorrisi, allo stadio di nuovo pieno, all'immagine di tutta Palermo che esce con le stampelle e si riprende passo dopo passo grazie alla cura "Hera Hora". Dopo tanto nero come l'amaro, finalmente un po' di rosa come il dolce.

 

A distanza di un anno si respira un'aria diversa. Un'aria pura che nei tanti anni passati in montagna fra Bad e Sappada non si è mai sentita. L'aria di cambiamento, di riscatto, di rivalsa. 

Bentornati fra i professionisti. Bentornato Palermo