Palermo, non è più un sogno

Palermo, non è più un sogno

Non è più un sogno. Nulla da immaginare, dal momento che la possibilità di disputare i playoff per la promozione in serie A è esclusiva prerogativa del Palermo. Nessun alibi, ma soltanto l’ultimo grande ostacolo da superare. Un’occasione rara, voltandosi indietro per dare uno sguardo allo sviluppo di questo campionato: a tutti i passi falsi, alle chance sprecate e alle difficoltà superate; persino alla giustizia sportiva che ha penalizzato una grande competitor come la Reggina.

Era un sogno e oggi non lo è più. È stato coltivato, inseguito in un percorso in cui il più grande avversario ha assunto le sembianze di se stesso: il Palermo che cercava il freno inibitore delle ambizioni popolari si è imbattuto in uno specchio. E si è dovuto misurare con i propri deficit strutturali, le lacune tecniche a volte incolmabili, le debolezze caratteriali, le convinzioni errate, le leggerezze in campo e le letture tardive in panca, gli infortuni. Quel Palermo che solo un anno fa non sapeva se l’inferno della serie C sarebbe stato uno spiacevole duraturo habitat a cui far fronte, mentre oggi è padrone di un destino inaspettato.

Mai come in questo caso è vero che l’importante è partecipare: al di là di ogni epilogo più o meno probabile, giocare i playoff oggi rappresenta un marchio, un tatuaggio sulla pelle che fra qualche mese ricorderà ai protagonisti che la salita, per quanto lunga e ripida, ha sempre una fine.

Dunque, svegliarsi. Aprire gli occhi. Abbandonare il sogno per accorgersi della realtà che adesso si può modellare con le proprie mani.