Alle volte uno si sente incompleto ed è soltanto giovane

Speranze, auspici, promesse. 
“Alle volte uno si sente incompleto ed è soltanto giovane”. 
Poi si cresce, ci si completa o si viene completati. O magari no.
Ci sono ambienti, episodi, compagni di viaggio che contribuiscono ad una maturazione che abbia un verso, oppure quello opposto. Così nella vita, come nel calcio. 

 

Avere 20 anni, aver indossato perlopiù maglie giovanili, quando c’è solo la Primavera e l’inverno dei professionisti sembra lontano. Ma poi il freddo arriva, arrivano i campi polverosi, oppure allagati, gli avversari brutti, sporchi e quasi sempre cattivi. E allora prendere calci, schivare i gomiti, fare a spallate per strappare al nemico un centimetro d’erba in più, quello che forse consente di prepararsi al tiro, mirare e calciare verso la porta. E magari di fare gol. È una lotta quotidiana, contro il mister che chiede sempre di più, contro i pozzi troppo spesso avvelenati dei social che non perdonano mai, che dalla stella per il gran gol alla stalla per il rigore sbagliato è meno di un attimo, contro gli avversari in campo e fuori.

 

Però capita che alla fine i numeri sorridano, che 7 dei 18 gol messi a segno dalla squadra portino la firma di due nati ieri. 
Se è vero che nell’Italia del Pallone la gioventù sembra un peso piuttosto che una speranza, diventa un po’ più bello assistere alla scommessa, forse audace, su ragazzini che sbagliando e imparando, cadendo e rialzandosi, insomma crescendo accompagnano la crescita della propria squadra. 
Incompleti, oppure soltanto giovani.


 

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