Cessione Palermo, questa volta è diverso

Cessione Palermo, questa volta è diverso

A precedere il sentimento diffuso di disaffezione - quando non di distacco -  che oggi pervade gran parte del tifo rosanero, c’è il presentimento che anche questa volta, dopo gli imbarazzanti balletti mediatici degli scorsi anni, le trattative per la cessione del Palermo si risolvano in una grossa bolla di sapone.

 

Il timore, per molti ormai una vera e propria “zampafobia”, è che il patron friulano non voglia tagliare, non ancora, quel cordone che lo tiene legato indissolubilmente al Palermo da sedici anni. Quasi un ventennio attraversato da gioie inedite e inediti dispiaceri, da vette altissime e cadute rovinose. Tirando le somme, un’era in chiaroscuro, un po’ rosa un po’ nera, un’epoca fatta della stessa sostanza di cui sono fatte le scelte, quelle buone e quelle cattive, che hanno dato indirizzo alla storia recente del Palermo
Eppure tutto ha sempre avuto un comune denominatore.

 

Dalla trattativa lampo per l’acquisto di Lamberto Zauli al “colpo del secolo” (quello sì) con l’ingaggio di Fabrizio Miccoli, passando per le scoperte sudamericane; per arrivare agli ultimi anni di vacche magre e scommesse - mai vinte - su procuratori attraenti, più che su giocatori validi: la linea retta che dal luglio 2002 unisce i punti del percorso intrapreso da Zamparini trova definizione in tutto ciò che è puramente interesse imprenditoriale. 
Ed è sacrosanto, visto che Maurizio Zamparini è ed è sempre stato un imprenditore. 

 

Ecco perché ora la cessione del club è uno scenario più che plausibile e, aggiungiamo, ad un passo dal concretizzarsi: perché l’unico interesse dell’imprenditore Zamparini oggi è liberarsi del Palermo, e non tenerlo a galla a sue spese.
Non per un club che, dopo l’accumulo di strategie fallimentari - se non nocive - adottate negli ultimi anni, si è trasformato in un contenitore che tritura risorse e non riesce più a dare frutti. Il fatto stesso che senza i milioni della Serie A il Palermo sia in sofferenza, che abbia bisogno di una ricapitalizzazione per affrontare le spese (alcune delle quali già spalmate), che abbia crediti non risolti verso anonime società estere, attesta l’avvenuto trapasso della società rosanero agli occhi e alle tasche di chi la possiede: prima un grembo di infinite opportunità commerciali, adesso una rogna che si trascina, anno dopo anno, tra spese ingenti e, ultimi ma non ultimi, guai giudiziari. Senza orizzonti migliori in vista, nemmeno in lontananza.

 

Se il nuovo numero uno del club rosanero sarà Antonio Ponte - con il quale, come vi abbiamo raccontato, un’intesa di massima c’è da diverse settimane -, oppure Raffaello Follieri - la trattativa è in piedi e quantomeno ben avviata -, oppure ancora l’ignota cordata americana che sarebbe pronta a costruire il nuovo stadio, ce lo diranno le prossime settimane. Il 26 ottobre si riunisce il Consiglio d'amministrazione, ma arriveranno novità già qualche giorno prima.