L'onestà di ammettere che non si sta crescendo

L'onestà di ammettere che non si sta crescendo

Metà ottobre, un terzo di campionato a referto e l'ambiente rosanero si ritrova a commentare l'ennesima partita scialba che ha prodotto appena un punto e non ha allontanato la zona calda della classifica.

E' arrivato il momento di fare delle riflessioni: se una società decide di dare fiducia al proprio mister, lo fa perchè intravede miglioramenti e un percorso di crescita. Ci sono mille esempi virtuosi in tal senso, uno fra tutti l'Atalanta di Gasperini, che ormai sette anni fa decise di non esonerare il tecnico quasi ultimo in classifica dopo un avvio horror (proprio una sconfitta contro il Palermo sembrava quella decisiva per il cambio di tecnico), con risultati che ben conosciamo.

La realtà attuale dei fatti, però racconta qualcosa di inconfutabile: il Palermo di Corini non cresce. E' da più di un mese ormai che la squadra non fa miglioramenti. Anche accantonando il dato grave della mancanza di vittorie da ben cinque turni (di cui tre giocati in casa), ci sono altri mille aspetti preoccupanti: si segna poco (tre gol nelle ultime 5, tutti nella stessa partita), si subisce tanto, non si creano occasioni da gol se non in maniera estemporanea.

Se si esclude la reazione più di orgoglio che di cervello vista col Pisa, il momento dei rosanero appare ancor più preoccupante: sono stati alternati più sistemi di gioco (da ultimo ieri una sorta di 3-5-2 che ha isolato ancor di più Brunori), e ricordiamo anche che la squadra è stata allestita su espresse richieste per interpretare il 4-3-3; sono anche stati preferiti uomini di corsa a quelli di tecnica, ma il risultato non è cambiato. Ormai abbiamo ben imparato a conoscere il modus operandi della nuova società, dunque probabilmente non ci saranno scossoni a breve, ma si spera che anche ai piani alti si siano accorti che il Palermo è, al momento, un elettroencefalogramma piatto, e non sta assolutamente crescendo.