La riforma, Mirri e la Serie C. A tutto Ghirelli

La riforma, Mirri e la Serie C. A tutto Ghirelli

«La difficoltà della Serie C è la stessa di tutto il calcio italiano e di tutte le attività produttive. Per quanto riguarda la nostra situazione - se devo essere sincero fino in fondo - pensavo che la situazione potesse essere più grave».

 

Così il presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli ha esordito ai nostri microfoni. Una lunga chiacchierata attraverso cui il massimo dirigente ha parlato del delicato momento che si trova a vivere il calcio italiano, nella fattispecie la Serie C, e della futura riforma. È stata anche l’occasione in cui Ghirelli ha ribadito la sua stima nei confronti del presidente rosanero Dario Mirri.

 

«C’è bisogno da un lato che il governo vari i “ristori cinque” - le misure necessarie per il nostro sistema - come, fra le altre, la liquidità, il credito di imposta, i ristori inerenti le spese per l’applicazione del protocollo sanitario. Poi tocca a noi fare la nostra parte: siamo la Lega che in questi mesi, più di tutte, ha chiesto la riforma».

 

LA RIFORMA

«Non mi piace parlare di numeri o di formule, perché si finirebbe in un discorso affrontato in questi ultimi anni e che non ha portato a niente. Piuttosto bisogna ragionare su quale sia la missione di ogni campionato: qual è la sostenibilità economica del progetto, quali sono le regole che stanno alla base di questa riforma e soltanto dopo si potrà discutere di eventuali numeri e di come dovrà essere la Serie A, B e C. Se invece si parte dal fondo della discussione non si arriva da nessuna parte: si deve ragionare come sistema pensando a cosa serve al calcio italiano».

 

CONTINUA

«È un cambiamento che non può riguardare soltanto la Serie B e la Serie C perché non si risolve niente. Soltanto qualche anno fa noi abbiamo tagliato un terzo delle squadre, siamo passati da novanta società a sessanta e non si è risolto nulla. Quindi occorre ragionare come sistema calcio e bisogna farlo subito».

 

SERIE C GIRONE C

«Il Campionato è bello: molto combattuto, tecnicamente valido, con grandi piazze e club di enorme tradizione. Al Palermo manca un po’ di continuità, questo perché dopo la Serie D ha dovuto ricostruire tutto. Se riuscisse a trovare la continuità potrebbe diventare una delle squadre più forti. Fra l’altro se dovessero riaprire gli stadi i rosanero ne sarebbero ulteriormente avvantaggiati».

 

MIRRI

«Confermo quanto detto precedentemente: se fossi un tifoso del Palermo mi terrei stretto il presidente Mirri. Il club viene da un fallimento: se guardi indietro la storia dei rosa è la Serie A, ma se ci soffermiamo sul passato recente è il fallimento. Quindi bisogna riformare un percorso. Ci sono altre possibilità superiori a Mirri? Io me lo terrei stretto».

 

CENTRO SPORTIVO

«Inoltre Mirri sta lavorando al progetto del centro sportivo, qualcosa di grande valore. Quindi ci penserei prima di contestarlo anche perché due anni fa il Palermo è fallito».

 

IN CONCLUSIONE

«Mi rendo perfettamente conto che il calcio non è l’ombelico del mondo, anche se per me è il punto di lavoro principale. Il Paese è dentro una crisi in cui ci sono tante categorie che soffrono e tante attività produttive in difficoltà. Ciò detto, faccio un esempio concreto: attraverso il Recovery Fund si potrebbero utilizzare gli interventi nelle infrastrutture sportive che darebbero occupazione giovanile. Mi auguro che ci sia un intervento di questo genere».


 

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