Stile carioca e cuore italiano: parola ad Amauri

Alla vigilia di Palermo-Chievo, il doppio ex racconta ai nostri microfoni la magia del periodo trascorso in rosa.

Stile carioca e cuore italiano: parola ad Amauri
Nel calcio ci sono storie d'amore intensissime, che magari hanno durata breve ma che comunque lasciano ricordi, momenti ed emozioni veramente forti a tal punto che alla fine, il dispiacere per una fisiologica separazione è decisamente mitigato da tutto il resto. Questo è esattamente il caso di Amauri. Per due anni il Palermo ha sognato vedendo le prodezze di questo centravanti brasiliano con la 11 con le spalle, sontuoso nel gioco aereo e imprendibile palla al piede, che ha regalato numeri e gol d'antologia, rimasti a lungo impressi nella memoria collettiva rosanero. Alla vigilia della sfida che vede contrapposte Palermo e Chievo Verona, le due squadre in cui è esploso come calciatore, abbiamo deciso di contattarlo per parlare della sua storia e anche del presente del Palermo, un grande amore durato poco, ma mai finito, sia per lui che per i tifosi.
 
Tu arrivi a Verona nel 2003, nell'ultima stagione di Delneri. Due stagioni un po' in ombra fino all'esplosione nel 2005/2006, in cui grazie ai tuoi gol e alle tue prestazioni il Chievo finirà addirittura in Champions League. Che ricordi hai di quell'esperienza?
 

Fantastico, perché la 2005-2006 è stato un anno importante, avevo 25 anni e ancora non ero del tutto esploso. E' stato un passaggio importante per dire che tipo di giocatore sarei diventato. Quell'anno è andata poi veramente benissimo e lì è cominciata la mia storia a grandi livelli.
 

Nell'estate del 2006 diventi uno dei tormentoni dell'estate. Il Palermo ti vuole a tutti i costi ma il Chievo non ti vuole proprio lasciare andare. Sul gong il passaggio in rosanero. Cosa ti spinse all'epoca a venire a giocare qui, dove poi ti sei consacrato come campione?
 

Se avessimo passato il turno il turno in Champions League con il Chievo, probabilmente sarei rimasto  a Verona e il passaggio sarebbe sfumato. Alla fine siamo usciti contro il Levski Sofia, e da lì è cominciato il tormentone. Il passaggio al Palermo è stato un blitz di Zamparini con il suo aereo privato. Ricordo che io ero a casa e ho ricevuto una chiamata da mia moglie  che mi disse "Amore vieni all'aeroporto che Zamparini vuole parlare con te". Non ci credevo all'inizio, ma all'aeroporto c'era lui, venuto con il suo jet privato, che mi chiese subito "Vuoi venire a Palermo? Io gli ho risposto felicissimo di si.  Lui mi disse "Considerati allora un giocatore del Palermo". Tornò poi a Palermo e due giorni dopo diventai un giocatore rosanero.
 

Con te in attacco il Palermo ritrova quel grande centravanti che mancava dai tempi di Luca Toni: la piazza si innamora di te subito. Il tuo impatto è spaventoso, la squadra staziona in alto, dove mai era stata e sogna in grande fino a quel maledetto Siena-Palermo, perché nel momento in cui ti fai male, il Palermo crolla e non si riprende più. In moltissimi pensano che con te il Palermo sarebbe potuto arrivare in CL, ma aldilà di questo, che ricordo hai di quella stagione?
 

Quando sono arrivato a Palermo, e non l'ho mai nascosto, mi son sentito come Ronaldinho al Barcelona. Quando ho visto lo stadio ero sorpreso, venivo da una stagione fantastica in una piccola realtà come il Chievo. Io ero una scommessa per la società che su di me aveva puntato tantissimo per il presente e per il futuro. Vedere i tifosi, che urlavano il mio nome mentre ero appena arrivato...non ci potevo credere, stavo vivendo tutto ciò che sognavo, essere un giocatore importante. Il presidente e Foschi mi volevano, Guidolin pure. Arrivare lì con tutto quell'entusiasmo mi ha fatto sentire speciale, e quella stagione fu speciale anche se putroppo è finita male, per via dell'infortunio. Me lo porterò sempre nel cuore.
 
 
L'anno successivo il Palermo riparte da te come leader tecnico e costruisce una squadra molto talentuosa. Nonostante la tua presenza e quella di altri giocatori di talento, su tutti Miccoli, la squadra non decolla e finisce a metà classifica, ma tu continui a fare cose pazzesche e disputi la stagione migliore della tua carriera in termini di gol, prima di approdare alla Juventus.
 
 
Non posso nasconderti che qualcosa in più si poteva fare, sulla carta la squadra aveva potenziale, poi quell'anno è arrivato Fabrizio, che quell'anno purtroppo ha avuto parecchi problemi, ma quando abbiamo giocato assieme o segnavo io su suo assist o viceversa. Parlando del campo, giocare con Miccoli è stato bellissimo, lui è un grande professionista ed ha un talento pazzesco. Io ho giocato con giocatori di grande livello come Del Piero, Trezeguet, Nedved. Posso dirti che per talento puro Miccoli è un giocatore come quelli di cui ti ho parlato. Dispiace solo aver giocato così poco assieme.
 
 
Adesso ripercorriamo gli Amagic-Moments: 10 settembre 2006, Palermo-Reggina 4-3, debutto con gol.
 
 
Una settimana prima siamo andati a fare l'amichevole a Modena in cui entrai nel secondo tempo, poi siamo tornati quasi alla vigilia della gara. Credevo di non giocare, perché Guidolin le carte le aveva nascoste bene ma alla fine ero in campo. Ero in ansia nel prepartita, scendere in campo alla mia prima partita in casa col Palermo, una prima per tutto e in tutti i sensi, che in fin dei conti è quasi un derby visto che si tratta di due squadre del sud. Ricordo che fu una partita combattutissima, finita bene, in cui segnai di testa su una punizione di Corini. Me lo avevano detto, con Corini basta che ti muovi bene e la palla arriva, ed effettivamente è stato sempre così!"
 
 
Fiorentina-Palermo 2-3: un'apertura clamorosa per Di Michele d'esterno, una zuccata imperiosa e uno dei gol più belli della storia del Palermo, un samba di rara potenza eleganza e bellezza. Quel giorno hai fatto impazzire l'Italia calcistica e il Palermo, prendendoti nel cuore dei tifosi il posto di quel Toni che quel giorno facesti impallidire....
 
 
Quella è stata una delle partite più belle, una partita in cui il nome Amauri è esploso definitivamente, soprattutto dopo il terzo gol, il mio nome ha cominciato ad essere gettonatissimo . Io all'epoca ero un giocatore promettente, dopo quella partita sono diventato Amauri. Tutti hanno cominciato a guardarmi con un occhio diverso. Quella è stata una delle più belle se non la più bella. Quella domenica fu importante perché la Fiorentina era penalizzata in classifica ma comunque fortissima,  per batterla al "Franchi" ci voleva l'impresa. Abbiamo giocato alla pari e l'abbiamo portata a casa, grazie a quel terzo gol, realizzato nel finale e puramente d'istinto, visto che eravamo negli ultimi minuti e c'era stanchezza. Ma si sa che quando senti amore e fiducia el cose riescono.

Seconda giornata del campionato 2007/2008 Livorno-Palermo 2-4. Tu e Miccoli confezionate praticamente tutti i gol, sembrate di un altro pianeta....
 
 
Dopo l'esordio contro la Roma, in cui perdemmo in casa ma uscimmo tra gli applausi del "Barbera" siamo andati a giocare a Livorno siamo andati a Livorno e abbiamo fatto quella partita fantastica, sul primo tempo eravamo in vantaggio per 3-0. Quando torno a Palermo si parla sempre o del gol a Firenze, o del no-look sempre con la Fiorentina, o dell'uno-due con Miccoli.
 
6 aprile 2008. La piazza si prepara al tuo addio e al "Barbera" arriva colei che poi ti porta via. Tu segni con un destro a giro pazzesco ed una zuccata imperiosa che lasciano Buffon senza parole, il Palermo poi vince la partita. A fine gara Ranieri, a una domanda su di te, risponde con il sorriso amaro: "Non doveva convincerci così". Mi sa che l'hai convinto però...
 
E' stata anche quella una partita clamorosa, specialmente nel primo tempo, in cui eravamo alla pari. La Juventus è una grandissima squadra ed ha recuperato, ma alla fine Cassani fece il prodigio. Tutti i tre gol che abbiamo fatto sono stati bellissimi, e Cassani con il sinistro quel gol non lo segnerà mai più. Quando ci siamo ritrovati a Parma e Firenze gliel'ho detto, e lui è d'accordo con me. Quella domenica dovevamo vincere, eravamo in una situazione difficile, avevamo perso la gara con il Genoa, rientrò Colantuono con il Napoli e perdemmo pure quella gara: serviva conquistare quei tre punti per evitare di avvicinarci troppo alla zona calda e alla fine ci siamo riusciti. Quelli furono i miei ultimi gol al "Barbera", li porto sempre nel cuore.
 

Ultima con la Sampdoria: tu emozionatissimo con la fascia da capitano, lo stadio altrettanto emozionato nel salutare il suo centravanti. Manca solo il gol, ma il resto c'è tutto.
 

Il ritiro della sera prima ti confesso, che ho dormito veramente poco, cominciavano a girare un po' di voci, che mi avrebbero fatto una sorpresa, che si sarebbe organizzato quaclosa e che lo stadio sarebbe stato pieno. La partita purtroppo l'abbiamo persa, ma dopo il fischio finale solo applausi. In quegli 8 minuti di giro di campo ho visto il film dei miei due anni di carriera, tutto il feeling, tutto l'affetto, tutto l'amore. La maglia che ho indossato quel giorno, l'ultima maglia del Palermo che ho indossato, la tengo incorniciata.
 

Che rapporto hai avuto con i due allenatori del Palermo che ti hanno allenato?
 

Ottimo rapporto con entrambi. Guidolin mi ha cercato e voluto a tutti i costi a Palermo, mi ha dato tanto. Io dico sempre che se Pillon è stato quello che mi ha lanciato facendomi credere in me stesso,  Guidolin è quello mi ha scolpito, rendendomi il giocatore che sono e valorizzando le mie qualità. A quei tempi per giocare in una big, ci volevano due tre anni fatti beneper dimostrare il proprio valore. Guidolin ha tirato fuori la qualità che avevo dentro. A Colantuono secondo me gli è mancata la fiducia della società. Lui è uno che ha il fuoco dentro, è caldo, carico e determinato. Io con lui mi sono trovato benissimo, il suo esonero fu prematuro. Con lui mi sono trovato bene. Sono due allenatori diversi, Guidolin è pacato, mentre Colantuono è uno gagliardo. Ma mi sono trovato benissimo con tutti e due.

E il tuo rapporto con Zamparini?

Rispetto reciproco e affetto reciproco, io su di lui posso solo dire bene. Nei due anni in cui sono stato li sono stato bene con lui. Su quello che è successo dopo al Palermo, non essendo stato presente, non posso dire nulla e non mi permetto di dare giudizi.
 
 
Sei mai stato vicino a tornare al Palermo?

No, tante chiacchere e tanta speculazione, ma nulla di effettivamente concreto.

Che differenza c'è tra Palermo e Verona come piazze?

Son due realtà diverse e due tifi diversi. Due mentalità diverse anche come società, all'epoca il Palermo mirava all'Europa, il Chievo mirava come oggi alla salvezza. Il Palermo era una società più ambiziosa, oggi le priorità son diverse.
 

Che ne pensi del momento del Palermo e come vedi il tuo ex compagno Corini come allenatore?

Secondo me il Palermo con Eugenio si può ritrovare. Eugenio è stato amatissimo, il capitano, un punto di riferimento. Al Palermo manca, per quel che vedo io da fuori, quell'organizzazione che Corini potrà dare se gli daranno il tempo di farlo. Si parla di una rosa nuova con giocatori di esperienza e talento come Diamanti, fortissimo, e un nuovo centravanti che sta facendo bene. Ma manca quella cattiveria che Eugenio può riportare, facendo capire ai giocatori cosa significhi giocare al Palermo e vestire il rosanero.
 

Del Chievo invece cosa pensi?

Il Chievo è la classica squadra rognosa, cosciente dei suoi obiettivi e di ciò che deve fare. E' una squadra sempre fastidiosa da affrontare. Questo è il Chievo, ed è lo stesso di quando giocavo.

Parlando di attaccanti del presente. Ti piace Nestorovski?

Se Nestorovski è a Palermo, vuol dire che si è vista della qualità nel giocatore, e lui lo sta dimostrando. Lui ha delle qualità importanti, ed Eugenio è perfettamente in grado di valorizzarlo ulteriormente.

Restando sempre sul presente. Tu adesso giochi nella NASL (North American Soccer League) con i Fort Lauderdale Strikers, con cui hai segnato un gol clamoroso all'esordio in rovesciata. Come ti stai trovando negli States?

E' un'esperienza fantastica, volevo fare un'esperienza del genere. All'esordio in casa nel nuovo stadio ho trovato il gol di cui dicevi poco fa contro gli Ottawa Fury. Qui sto veramente bene e sono felice.
 
 
Non possiamo che chiederti un pronostico sulla partita.

Io non sono uno da pronostico, ma dico sempre quello che penso e sento. Quel che spero è che domani il Palermo riesca a vincere per uscire fuori dal suo momento difficile.
 
 
L'intervista si conclude con i ringraziamenti che Amauri ha voluto espressamente fare e che vi riportiamo:

"Ringrazio di essere stato a Palermo con tutti i miei ex compagni del primo e secondo anno. Son felice di aver giocato con giocatori come Corini, Fabio Simplicio, Miccoli e soprattutto con un giocatore come Giovanni Tedesco, una bandiera, grande calciatore e soprattutto grande persona , uno che ha dato tanto per la maglia. Non dimenticherò mai tutto quello che ha fatto per me e non scordo quando prima del mio addio, decise di regalarmi uno dei primi I-Phone usciti sul mercato. Ci tengo a mandargli un mio abbraccio forte. Io a Palermo mi son trovato bene non solo come calciatore, ma anche per l'affetto umano che ho ricevuto, come persona. La gente sapeva che persona fossi, conosceva i miei principi e il mio amore per la mia famiglia, ciò che di più importante ho, dandogli altrettanto calore e affetto. Questo non lo dimenticherò mai. Alla fine mando un saluto a Giampiero Pocetta il mio manager. Con lui lavoriamo già assieme da qualche anno ,anche lui un è un ex rosanero e aldila del lavoro fatto assieme si è creata una grande amicizia!
​Si ringrazia Giampiero Pocetta per avermi messo in contatto con Amauri, consentendo a me e a ForzaPalermo di realizzare questa bella intervista.