Foschi a FP: «Non vedo un Palermo senza Zamparini»

Ai nostri microfoni, l'ex direttore dportivo del Palermo. Un viaggio fra passato, presente e futuro rosanero.

Foschi a FP: «Non vedo un Palermo senza Zamparini»

Uno dei protagonisti principali di un Palermo straordinario, che raggiunse una storica promozione in Serie A dopo ben 32 anni, è stato sicuramente Rino Foschi. Zamparini era da poco arrivato a Palermo in un tripudio di entusiasmo, sogni ed attese; da allora, però, tante cose sono cambiate. Abbiamo chiesto all’ex drettore sportivo rosanero quali erano, in quel periodo, le ambizioni ed i progetti dell’ex presidente, come e perché, a suo avviso, sono cambiati e cosa pensa dell’imminente closing e del nuovo presidente Paul Baccaglini.

 

"In quegli anni Zamparini aveva grandi ambizioni, da Venezia siamo venuti a Palermo facendo un travaso spettacolare ed i progetti erano quelli di raggiungere in breve tempo la promozione e di fare tutto quello che poi abbiamo fatto. Ho vissuto 6 anni bellissimi a Palermo, siamo andati in serie A dopo 32 anni e abbiamo fatto l’Europa per tre anni consecutivi, sfiorando la Champions. In poco tempo abbiamo fatto diventare Palermo una piazza molto importante, calcisticamente molto ambita. Quando io decidevo di portare certi calciatori non era difficile farlo, non voglio però prendermi tutti i meriti, abbiamo raggiunto grandi risultati grazie alle disponibilità economiche e alla possibilità di poter lavorare che mi dava Zamparini".

 

Il suo ritorno a Palermo, dopo anni di assenza, aveva fatto sperare i tifosi in un ritorno ai vecchi fasti, la sua permanenza però è durata davvero poco, cosa non ha funzionato?

"Sono andato via perché c'era un lavoro che non mi apparteneva più, è la verità, lo sapete benissimo, lo vogliamo ripetere? Io a lavorare con Zamparini ci andrei giorno e notte, ma con lui, senza altre figure intermedie. C'era un ambiente che non era più quello che avevo lasciato, è un argomento che non voglio toccare. Sono andato via perché non c'erano più i presupposti per lavorare come la prima volta, altrimenti sarei rimasto a Palermo".

 

Quali fattori, a suo parere, hanno compromesso quest’anno la stagione del Palermo. Ritiene che ci siano ancora speranze di salvezza? E in caso di retrocessione, da dove deve ripartire la squadra rosanero?

"Le speranze di salvezza per me ci sono e lo dico perché ci sono veramente. Quello che è successo quest'anno è perché da qualche tempo le cose non vanno molto bene. L’anno scorso la salvezza è stata abbastanza fortunosa, anche questa stagione purtroppo si è rivelata difficile e particolare. Il lavoro comunque doveva essere quello lì, il calcio ha cambiato tante cose, passano gli anni, c’è questa crisi globale che ha investito un pò tutta l'economia e non sempre si possono fare grandi investimenti; qualche anno si indovina, qualche altro no. Se si dovesse retrocedere, si dovrà ripartire come si è fatto tre anni fa, con Zamparini, che si è rimboccato le maniche e l’anno dopo è ripartito. Non lo so se Zamparini c'è ancora o non c'è più, io mi auguro che ci sia ancora".

 

Zamparini ha dichiarato che a breve cederà la società e uscirà definitivamente dal Cda, il nuovo presidente Baccaglini in questi giorni ha parlato di nuovo stadio, di brand e di centro sportivo. Quale futuro sportivo devono attendersi i tifosi rosanero e perché, secondo lei, in questi ultimi anni sono cambiate le ambizioni di Zamparini?

"Non so quale futuro si devono attendere i tifosi, perché non conosco questo nuovo presidente, se diventerà il presidente e che investimenti potrà fare. So invece le possibilità e le capacità che aveva Zamparini, se Baccaglini ha il suo benestare dobbiamo fidarci di lui, speriamo che tutto vada bene e che il nuovo gruppo possa portare contributi importanti, me lo auspico perché la città di Palermo merita di fare un nuovo ciclo alla Zamparini.

Sono in difficoltà a rispondere a questa domanda, perché io so come ho lavorato, so chi è Zamparini e so sicuramente che se fosse ancora innamorato della città e facesse le cose lui in prima persona, si potrebbero ripetere le cose del passato. Non so se ha deciso veramente e se questo progetto nuovo andrà avanti, bisogna stare un po' attenti e bilanciati.

Ve lo dico francamente, non vedo un Palermo senza Zamparini, non so per quale motivo, ma è una fotografia che non riesco a vedere, è una mia sensazione e non so se questa trattativa andrà a buon fine.

Le ambizioni di Zamparini sono cambiate negli anni perché lui è un istintivo ed un passionale e gli hanno dato molto fastidio le contestazioni. Si è risentito perché ha messo tanto nel Palermo e le proteste gli hanno fatto un po' perdere l’amore di fare delle cose importanti, ma sono convintissimo che lui la città di Palermo ce l'ha nel cuore.

Naturalmente non condanno le proteste dei tifosi, il palermitano contesta per amore e le delusioni calcistiche fanno male, in altre parti magari c’è più violenza; a Palermo invece si è sempre contestato nei limiti della sportività.

Nella mia esperienza a Palermo posso dire di essere stato fortunato, ricordo un Barbera sempre gremito, la serata della promozione, poi, chi se la dimentica più? A volte parlo con Toni, Grosso e con quelli che hanno vissuto quell’esperienza e quando c’incontriamo in giro per l’Italia ricordiamo sempre quella sera, sono stati momenti particolari, perché vincere a Palermo non è uguale come nelle altre città, è molto più importante. Adesso i tifosi sono depressi, ma basta poco per riaccendere l’entusiasmo e riaccendere la luce.
Sono convinto che la partita più importante sarà l'ultima contro l’Empoli, sarà decisiva per la salvezza e ci saranno 40.000 persone allo stadio, non voglio fare il mago, ma sento che il Palermo si salverà in casa e rivedremo ancora il Barbera dei vecchi tempi, perché la città lo merita".