Come un Pittore

Come un Pittore

di Andrea Bosco

Quando sbarcò in Sicilia, ormai quasi un anno e mezzo fa, un po' tutti sobbalzammo per la gioia. Leo Štulac, regista puro, esperienza da vendere anche in serie A, avrebbe guidato il centrocampo del Palermo, con tutta le sue geometrie e il suo destro vellutato. Un colpo di livello assoluto per la categoria, a certificare le reali intenzioni del City Football Group nel voler allestire una rosa di qualità già dal primo anno.

La storia però, almeno inizialmente, non mostrò i connotati della favola che tutti immaginavamo. Il regista sloveno in campo sembrava una copia sbiadita del giocatore ammirato in passato. Ma proprio quando sembrava che Leo stesse finalmente iniziando a trovare la condizione ideale, un odioso infortunio alla coscia sinistra lo costrinse a salutare prematuramente la stagione L'avventura di Štulac con la maglia del Palermo appariva più stregata che mai, ma talvolta è anche gradevole lasciare da parte gli scetticismi, abbandonandosi alle romantiche pieghe della vita.

Leo, in forma smagliante e con la piena fiducia della guida tecnica, inizia ad acquisire minutaggio, con la Feralpisalò è il migliore in campo e segna per la prima volta con un destro di mezzo esterno che sa di liberazione, poi, il 23 ottobre, contro lo Spezia, arriva l'apoteosi: ultimo istante di una gara folle e infinita, il Palermo perde 1-2. Punizione dal limite, con il contorno di 29 000 spettatori ammutoliti. È un pallone che pesa 4 tonnellate. Con la classe che lo contraddistingue e una naturalezza impressionante, Leo disegna una parabola magica che scavalca la barriera e si infila alle spalle di Dragowski. Il cerchio si chiude. La redenzione è completa. L'infortunio, le incertezze, le perplessità, tutti dissolti nell'istante di un calcio di punizione.

Contro il Como, gli stessi brividi. Sul 2-2, ancora una battuta perfetta, non in porta, ma magistralmente disegnata sulla testa di Graves, che senza sforzo prolunga in rete quel gioiello. Il risultato finale non tutti lo hanno ancora smaltito probabilmente, ma in un momento in cui Štulac dava quasi l'idea di essere stato nuovamente spinto nelle retrovie del centrocampo, quella singola esecuzione potrebbe aver scosso le coscienze di chi ogni tanto si dimentica che in rosa c'è un ragazzo che gli equilibri sa spostarli sul serio. Perché in un campionato teso come la corda di un violino, un'imbucata, una parabola vincente, un traversone confezionato, possono seriamente fare la differenza