Siamo tifosi del Palermo o di Beppe Iachini?

Bisogna guardare al presente. Adesso il Palermo lo allena Ballardini che sta dimostrando di avere le idee abbastanza chiare

Contro il Frosinone è arrivata una larga vittoria. Tre punti che allontanano i rosa dalla zona calda della classifica e quattro gol che potrebbero servire a risollevare l'umore dell'ambiente. Il condizionale è d'obbligo, perché sul 4 a 1 a favore del Palermo, i mugugni non sono scomparsi. Anzi, sono aumentati. Dalla curva nord sono partiti cori di scherno nei confronti della presidenza, mentre uno striscione prendeva di mira i giocatori con epiteti irripetibili, che mettevano in dubbio la professionalità di chi scende in campo con la maglia rosanero. Alla fine del girone di andata mancano solo tre gare; al Natale, e quindi alla sosta per le festività, soltanto una. Diciotto punti sono un bottino tutto sommato non da buttare via, per una squadra costruita male in estate, con pochi elementi pronti, con evidenti mancanze in ruoli nevralgici. Sono stati commessi errori non veniali, ma non solo in fase di campagna acquisti e non imputabili soltanto alla presidenza. Lo spogliatoio unito e compatto, che aveva fatto le fortune di mister Iachini negli anni della sua permanenza a Palermo, si è spaccato. Irrimediabilmente. La magia si è dissolta in una bolla di sapone quando il buon Beppe, disturbato dai mancati acquisti richiesti, si è lasciato andare a dichiarazioni fuori luogo. L'idillio tra lui e Zamparini si è rotto. E la crepa ha frantumato, pian piano, anche il suo giocattolo. I giocatori hanno preso due strade, chi remava da una parte e chi dall'altra. Lui, Iachini, ha perso la bussola. Ha provato a ritrovare i suoi moduli, il suo gioco, ha cambiato innumerevoli formazioni; ma non puoi fare i fuochi d'artificio senza la polvere da sparo. In campo non c'era più la linfa vitale necessaria per ottemperare ai limiti tecnici, mancavano unione, entusiasmo e fiducia. L'esonero è arrivato, probabilmente meritato, ma nel momento sbagliato. Le vittorie sono spesso le migliori medicine per una squadra. Dare il benservito a Iachini dopo una vittoria, seppur immeritata, forse non è stata una grande idea. La gioia per la conquista dei tre punti contro il Chievo si è trasformata in una spada di Damocle, che ha ferito al cuore lo spogliatoio, soprattutto quello della sponda pro-Iachiniana. Ballardini, arrivato con grande entusiasmo, ha trovato una squadra sull'orlo di una crisi di nervi che, nonostante tutto, ha lottato contro la Lazio, si è difesa nel primo tempo contro la Juventus, ma ha ceduto vistosamente contro l'Alessandria. Un'eliminazione, quella in Coppa Italia, che è costata la tribuna a giocatori come Maresca, Rigoni e Daprelà, rei di aver "remato contro" e di aver fatto dichiarazioni tramite i social contro la presidenza. Trattamento diverso per Vazquez, graziato da Zamparini, probabilmente perché metterlo fuori rosa sarebbe stata una grossa perdita per la società in termini di denaro. Storia ingarbugliata, complicata, difficile da comprendere fino in fondo, quella fin qui scritta dal Palermo stagione 2015-2016. Una storia da dimenticare, ma che potrebbe però ripartire nel migliore dei modi dopo la sfida contro il Frosinone. Seppur l'avversaria non fosse di gran livello (neppure l'Alessandria lo era), Ballardini ha dimostrato che conta di più come si scende in campo e non chi scende in campo. Contro i ciociari si è visto un Palermo "ridimensionato" ma volenteroso, deciso, determinato. Voleva la vittoria a tutti i costi e l'ha ottenuta, lasciando intravedere discrete trame di gioco e, finalmente, profondità nella manovra. Altra nota positiva: il nuovo mister, in mixed zone, al termine della partita, non è venuto a fare facili trionfalismi, ma ha anzi evidenziato che la sua squadra e i suoi uomini devono fare molto di più. Lo diciamo dalla prima giornata di campionato, sia in queste pagine, sia durante la nostra trasmissione del martedì: il Palermo non è una squadra scarsa, è incompleta. Il mercato di gennaio potrebbe in parte compensare questo gap, ma se così non dovesse essere, la salvezza è ugualmente e ampiamente a portata di mano. Ciò che serve è un po' di serenità, che non deve partire solo dalla presidenza, ma da tutto l'ambiente. Tra i tifosi c'è ancora chi spera in un ritorno di Iachini e ciò si è notato anche ieri, quando all'annuncio delle formazioni, in pochi hanno scandito il nome di Ballardini. Sarebbe il caso, forse, di guardare avanti. Iachini è il passato. Il presente si chiama Ballardini, che sta dimostrando di avere le idee abbastanza chiare. Non dimentichiamo che i calciatori, gli allenatori e anche i presidenti, prima o poi vanno via, ciò che resta sono la maglia e la passione dei tifosi. Non facciamo l'errore di farci confondere dall'affetto che  nutriamo per l'uomo Iachini, perdendo la lucidità e il nostro interesse: servono altri 22 punti che non sono molti, ma in un contesto "sereno" arriveranno prima.

Michele Sardo