Rabbia e orgoglio prima di tutto. E il Barbera è un deserto

Una protesta che al momento non serve a nessuno

Rabbia e orgoglio prima di tutto. E il Barbera è un deserto

Il Palermo è in testa alla classifica. Sono servite 12 giornate per raggiungere la vetta, con una crescita che è stata palese per chi non si è perso nemmeno una gara dei rosa.

Un lavoro certosino quello di Mister Tedino, che ha avviato un lavoro che prevedesse come primo step una struttura solida, che restasse in piedi ad ogni circostanza. D'altronde, quando si costruisce un palazzo si parte dalle fondamenta, per poi passare a pavimenti, tetti e muri divisori. Avremo tempo per vedere anche l'arredamento, i quadri e i lampadari, si spera, ma intanto il Palermo c'è e comincia a divertirsi a suon di risultati.

Ciò che manca, però, ed è la nota più triste, è il calore dei tifosi. Manca la luce, quella tensione "trifase" che da sempre illumina di passione il Barbera.

Il perché è noto, ma bisogna forse soffermarsi a pensare, interrogandosi se tutto ciò è giusto o se si sta forzando la mano, se si sta andando oltre un sacrosanto malcontento.

 

Gli errori macroscopici di Zamparini non li nasconde nessuno. Nella stagione passata a Palermo si è perpetrato un vero e proprio stillicidio. Una debacle sportiva, ma non solo, che è stata solo la conclusione di un quinquennio di approssimazione e di confusione.

 

>>Il Palermo non vince e c'è chi esulta

 

Perdere, retrocedere, sbagliare, ci può stare, per carità. Ma l'anno scorso si è andati oltre l'errore, si è letteralmente caduti nel ridicolo.

È normale, dunque, che il tifoso sia arrabbiato e che voglia lo scalpo di Zamparini, ma è forse esagerato abbandonare anche la propria squadra. Anche perché i fatti stanno dimostrando che la rosa allestita può tranquillamente lottare per tornare in serie A, un traguardo che fino a vent'anni fa era solo un sogno irraggiungibile.

 

Ad inizio stagione vi abbiamo parlato di un Palermo che ha i numeri per ottenere la promozione, di un gruppo che è probabilmente più forte di quello che è retrocesso in serie A. I fatti ci stanno dando ragione e Zamparini sta mantenendo i programmi. Dopo aver lasciato la presidenza a Baccaglini, poi decaduta, l'imprenditore friulano sembra "essersi messo la testa a posto": il primo passo, a nostro avviso giusto, è stato quello di non intestarsi nuovamente il ruolo di presidente. D'accordo, non lo è solo sulla carta al momento, ma è un segnale da non trascurare, perché ciò significa che ha deciso di mollare la poltrona.

 

Tesi avvalorate da nostre indiscrezioni, che ci parlano di un uomo che pressa gli interlocutori di chi vuol comprare per accelerare i tempi della cessione del club.

 

Zamparini è deciso, mai come ora, a mollare la mano. Il più avvalorato al momento sembrerebbe Frank Cascio, ma il consigliere friulano ha anche il piano b, nel caso in cui qualcosa non vada per il verso giusto.

 

>>Tifosi che entrano: «Come si fa a non andare allo stadio?»

 

Altra nota lieta: il Palermo non è stato rivoluzionato. Nestorovski, Rispoli ed Aleesami sono un lusso per la B, così come Coronado, autentico talento. Il resto della squadra è composto da un gruppo che è ben guidato da Tedino, una scommessa vincente di Zamparini, così come Lupo, che nel mercato estivo ha scovato diverse pedine interessanti, tra cui i tre polacchi.

 

Nella costruzione della struttura Tedino ha di certo commesso degli errori. Mentre il pubblico e gli addetti ai lavori mugugnavano non è arrivato il solito esonero. Anche questo è un segnale di cambiamento.

 

Ricapitoliamo: Palermo primo in classifica, Zamparini non è più presidente e sta portando avanti due trattative per cedere il club, nel frattempo non "mangia" gli allenatori e riesce perfino ad azzeccare nuovamente qualche scommessa. Non è forse ciò che volevamo? E allora perché si continua a protestare e a disertare lo stadio?

La risposta sembra essere semplice: l'orgoglio. Un palermitano che si rispetti, per dimostrare che ha una parola sola, andrà contro ogni legge della fisica per non sentirsi dire che è "canciabanniera". E quindi, "Zamparini via da Palermo, fino alla fine", anche se nel frattempo ci dovesse portare in A. Qualcuno si augura perfino che ciò non avvenga, pur di non dover dare meriti all'odiato friulano.

 

Perché l'orgoglio viene prima di qualsiasi cosa, perfino della fede e dell'amore verso i propri colori.

 

>>Il Palermo di Tedino sembra aver imboccato il binario giusto

 

Queste parole faranno male a qualcuno, ma ci si interroghi se sono solo "frasi buttate al vento" o se c'è qualcosa di vero. Il Palermo, la maglia e i giocatori che la stanno onorando, settimana per settimana, non meritano di essere lasciati soli per un orgoglio che non porta da nessuna parte.

 

Meno di 5000 spettatori al Barbera NON sono uno sfregio a Zamparini, ma un autogol pazzesco e inaccettabile.

 

Il Palermo siamo noi, i colori sono i nostri, le maglie che scendono in campo si giocano la nostra passione. Ciò che deve giudicare un tifoso è il rendimento, il cuore messo sul terreno di gioco, il sudore che cola. Il resto sono questioni che vanno risolte fuori dal contesto sportivo. Le proteste, quando c'è da protestare, sono legittime, ma il proprio disappunto va mostrato lontano dai 90 minuti, quelli sono sacri.

 

Non è l'intenzione di questo articolo voler dare lezioni di tifo a qualcuno, ma la rabbia offusca a volte la ragione e potrebbe far perdere la strada anche al più appassionato dei tifosi. Lo scopo di una critica è spesso quella di costruire, in questo caso si prova a ricostruire.

 

>>Nestorovski fa il bis ed il Palermo vola in classifica

 

Il raggiungimento della massima serie è fondamentale per il passaggio di mano, una squadra lanciata verso la A fa di certo più gola a chi la deve comprare; il fattore tifo può essere l'arma in più di un campionato lungo e difficile.

 

Zamparini andrà via, presto. Consulente o no, non avrà più il potere decisionale, nè interessi propri in questo club. Ciò che è giusto e sacrosanto è che venda il Palermo traendo vantaggio dall'operazione, perché nessun imprenditore regala le proprie aziende. Ma a quanto pare anche su questo aspetto Zamparini avrebbe abbassato le sue pretese e la strada sembrerebbe tracciata.

 

Nell'attesa che l'iter burocratico vada a buon fine, ci si augura che torni vivo l'entusiasmo, mettendo da parte un orgoglio che fa male, soprattutto a chi questi colori li ama e soffre, si violenta in silenzio, pur di non tornare indietro, pur di non dover dire: "ho cambiato idea".

 

Michele Sardo