Palermo, Zamparini contro Zamparini. Presidente, che succede?

Dopo anni di esoneri come se piovesse e nelle circostanze più improbabili, Zamparini tentenna. In una lotta con se stesso. Presidente, che succede?

Palermo, Zamparini contro Zamparini. Presidente, che succede?

 

Ne ha licenziati a decine. In quasi trent’anni, due club e più di quaranta cambi in panchina. Sono tanti gli allenatori esonerati da Maurizio Zamparini che si potrebbe dare una guida a tutte le squadre di due campionati diversi.

Ha sollevato tecnici dall’incarico dopo brevi serie di sconfitte, dopo qualche pareggio di troppo, prima ancora che la stagione avesse inizio, e si è spinto oltre, ha varcato i confini, là dove pochi sono arrivati e pochissimi arriveranno: esonerare dopo una vittoria. Una rivoluzione del calcio moderno.

 

Non si è mai sottratto a microfoni e a riflettori per comunicare il proprio malcontento – non solo all’allenatore, ma all’Italia intera – dovuto a moduli a parer suo sbagliati, a giocatori schierati male, a filosofie di gioco non condivise. Sempre fedele al proprio credo, fatto di passione ed esuberanza, di scontro verbale con la tifoseria che lo ha amato e, ne è sicuro, lo ama ancora perché “i contestatori sono i soliti 50”. Qualcuno in meno degli allenatori messi a libro a paga in questi tre decenni di dirigenza.

 

Adesso, sul viale del tramonto, in trattativa con presunte cordate orientali per ritirarsi dalla scena, sembra cambiato. MZ appare diverso, quasi immerso in una lotta intima contro se stesso: Zamparini contro Zamparini, l’irraggiungibile audacia del vulcanico presidente che fu, contro questa calma piatta piena di fiducia apparente. Il Palermo è penultimo, ha perso le ultime cinque partite, subendo 15 gol e mettendone a segno appena 5, ha il secondo peggior attacco e la seconda peggior difesa della Serie A. E il presidente di tanto in tanto dice la sua sul modulo e sull’impiego dei calciatori, ma non si scompone. Non c’è traccia di una prossima rivoluzione sulla panchina rosa.

 

In altri tempi, nello stesso intervallo e con gli stessi risultati avremmo potuto assistere a uno o due cambi tecnici e a dichiarazioni esplosive da ‘uno contro tutti’ del miglior Maurizio Costanzo Show.

Stavolta no. Nessun teatro improvvisato. C’è un copione non scritto: fiducia e paziente costruzione di un progetto da lasciare in eredità.

Al costo di perderle tutte.

Sarà autocensura. O forse la volontà di ritirarsi spiazzando tutti ancora una volta.

Almeno fino a domattina.