Palermo: non è una questione di tattica, ma di carattere

Palermo: non è una questione di tattica, ma di carattere

Se c'è qualcosa che ha scombussolato gli animi della sconfitta interna del Palermo contro il Sudtirol, oltre all'errore marchiano di Mirko Pigliacelli, è stato senza dubbio il piglio con cui gli uomini di Eugenio Corini hanno approcciato la gara nella maniera più sbagliata possibile. Eppure, le premesse sembravano poter offrire un Palermo arrembante, col ritorno del 4-2-3-1 e un Roberto Floriano tra le linee che era stato il vero e proprio punto di rottura nella gran vittoria all'esordio in campionato col Perugia.


Ma queste, appunto, erano semplici premesse: la realtà del campo ci ha regalato una gara giocata con sufficienza dai rosanero, come se stessero compiendo la sgambatella del mercoledì sera con gli amici del calcetto. La sufficienza che è stata la stessa con cui è stato scaricato un pigrissimo retropassaggio al già citato Pigliacelli, che con la medesima sufficienza ha pensato bene di perdere un tempo di gioco in più confidando eccessivamente nelle sue - seppur eccelse - qualità coi piedi.


Ora: non è affatto un mistero che questo Palermo pecchi sicuramente in fase di costruzione offensiva, e di approccio soprattutto alla primissima fase difensiva con un pressing inesistente e sopratuttto una tendenza a palleggiare orizzontalmente tra mediana e linea difensiva con un conseguente arretramento del baricentro. Il problema, però, si crea quando anche in situazioni di svantaggio non si hanno reazioni rilevanti. Perché la traversa di Soleri o il palo di Di Mariano sono più che altro riflessi nervosi di un conseguente abbassamento del Sudtirol, che tutto si poteva aspettare meno che di andare in vantaggio al Barbera agli albori del primo tempo. Che ci siano pecche caratteriali lo si evince dal senso di smarrimento nell'imbastitura delle trame offensive, dal linguaggio del corpo dei giocatori che si sbracciano per trovare un appoggio e tra quelli che invece non creano movimento senza palla aspettando la sfera sui piedi.
Un pandemonio tattico che però sembra esser figlio di una mancata presa di coscienza della realtà in cui il Palermo milita, e del fatto che anche un Sudtirol che probabilmente avrebbe messo la firma per un pari alla vigilia può farti male se non approcci la gara col giusto piglio emotivo. Ma se gli alibi erano già finiti da un pezzo, dopo la sosta e il mini-ritiro a Manchester, con la Ternana si potrebbe già avere il sapore della sfida aut aut: non tanto per il futuro di Eugenio Corini, ampiamente confermato e rassicurato dalla dirigenza, quanto per le ambizioni di un Palermo che, al netto dei proclami che parlavano di una salvezza tranquilla, si trova adesso in piena zona play-out con una rosa da alti play-off.