Palermo, il bando, la rinascita. Parla Perinetti

Palermo, il bando, la rinascita. Parla Perinetti

L’ex dirigente rosanero Giorgio Perinetti dalle colonne de La Repubblica ha detto la sua sul bando e sul futuro del Palermo.

 

«La cosa che mi pare di capire è che Orlando voglia, innanzitutto, trasparenza e che potrebbe privilegiare espressioni che vengono dal territorio. Questo, se da un lato può essere valido, potrebbe non esserlo sotto altri aspetti. Basti vedere il Bari: l’impegno finanziario di De Laurentiis è stato fondamentale per vincere agevolmente il campionato e programmare il futuro della società. Io ho vissuto l’esperienza di Venezia. Tacopina non è veneziano, ma in pochissimo tempo ha riportato la società dalla D alle soglie della A perdendo i play-off proprio con il Palermo. Ci sono imprenditori locali come Vigorito a Benevento che ha impiegato otto anni per andare in B dalla C mentre a Cremona Arvedi ci ha messo nove anni. Voglio dire che nessuno regalerà qualcosa al Palermo, che i risultati vanno conquistati sul campo. Se qualcuno pensa di aver già vinto il campionato di D e quelli a seguire è sicuramente un illuso».

 

Il calcio di 33 anni fa è cambiato?

«Certamente. All’epoca, la rinascita del Palermo ebbe una forte connotazione politica. Ricordo il lavoro fatto dal presidente Viola a livello nazionale in collaborazione con Lagumina a livello locale. Viola era il mio presidente, poi arrivò Peccenini e da lì nacque il Palermo. Quelli erano tempi in cui la politica poteva fare di queste cose. Oggi non è più così”, ha concluso Perinetti».

 

Perinetti e il Palermo.

«Il mio nome è costantemente accostato a quello del Palermo. Questa città appartiene al mio mondo, al mio vissuto. Tutti sbandierano attaccamento al Palermo, ma io posso parlare di profondi affetti familiari».

 

Continua…

«Sono ripartito dalla serie D insieme al Venezia, si figuri se non lo farei insieme al Palermo. La mia disponibilità c’è sicuramente, ma una cosa è la mia disponibilità un’altra è che ci sia la possibilità, nel senso che qualcuno mi abbia chiamato per coinvolgermi. Al momento non c’è niente di concreto».

 

Come risalire subito?

«Innanzitutto ci vuole una proprietà che dia certezze. Servono solidità economica e continuità. Il primo anno i costi possono essere contenuti, ma più si va avanti più gli impegni crescono. Palermo è una piazza ambiziosa che pretende un impegno importante. Bisogna però avere pazienza e capire che serve fare un passo alla volta. Come immagino il ‘Berbera’ palcoscenico di partite di questo torneo? Quando ero a Venezia abbiamo giocato contro il Campodarsego e contro altre squadre delle quali nemmeno sapevo l’esistenza. Il segreto è proprio questo: il Palermo deve dimenticare il Milan, l’Inter o la la Juve e deve pensare che gioca in serie D con avversari di serie D che ci terranno a fare bella figura contro le maglie rosanero. Il ‘Barbera’ sarà uno stimolo incredibile per tutti gli avversari che contro il Palermo faranno la gara della vita».