«L'identità è questa»: bene che vada, siamo rovinati

«L'identità è questa»: bene che vada, siamo rovinati

Se l'identità del Palermo è questa, come ha dichiarato con apprezzabile onestà intellettuale Giacomo Filippi dopo lo scialbo 0-0 contro la Vibonese, bene che vada siamo rovinati.

Non tanto per le ultime due settimane di campionato, ché basta davvero il minimo sforzo per ottenere il massimo risultato, partecipare ai play-off, quanto piuttosto in ottica futura, visto e considerato che, banalmente, il futuro è già qui.

 

Filippi dice “siamo questi”: incide un solco profondo al volto, per la verità già noto ai più, di una squadra che ci prova, ma proprio non riesce a non assomigliare a se stessa.

Molle, arrendevole, brutta nel gioco e nelle intenzioni, incapace di superare anche il più basso degli ostacoli nella sua corsa claudicante dentro una stagione letteralmente disgraziata, in cui cioè la sorte è stata e continua ad essere costantemente avversa.

 

Ci si pone così di fronte a un quesito che è anche un timore: se “siamo questi”, come si potrà rivoluzionare in una finestra di calciomercato un organico che oggi può ambire appena ad un piazzamento play-off?

Lecito, forse necessario, guardare già adesso in avanti: perché l'oggi è irrimediabilmente compromesso, e la sola flebile fiammella di una partecipazione agli spareggi non basta.

 

Restano quattro battaglie, a partire da quella di domani, al Renzo Barbera contro il Foggia: l'obiettivo, superfluo ribadirlo, è concludere la stagione regolare senza ulteriori traumi. E poi – nel calcio mai dire mai – giocarsela al meglio delle proprie possibilità.


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