US Città di Palermo, chiusa l'inchiesta sulla bancarotta

US Città di Palermo, chiusa l'inchiesta sulla bancarotta

Si chiude l'inchiesta sulla bancarotta dell'US Città di Palermo che giorno 4 novembre ha portato, nel blitz "Tempi Supplementari" guidato dalla Guardia di Finanza, all'arresto dei fratelli Salvatore e Walter Tuttolomondo e al sequestro di quasi un milione e 400 mila euro. 

 

Stando a quanto riportato da PalermoToday il procuratore aggiunto Salvatore De Luca e i sostituti Andrea Fusco e Dario Scaletta hanno messo la parola fine all'inchiesta legata ai proprietari di Arkus Network rei, secondo i pm, di aver svuotato attraverso una serie di manovre illecite le casse del vecchio Palermo portandolo al fallimento. I fatti risalgono allo scorso anno quando la Sporting Network srl, controllata da Arkus Network dei fratelli Tuttolomondo, acquisì da Daniela De Angeli le quote dell'US Città di Palermo per soli dieci euro al fine di salvare la società rosanero salvo poi svuotare per intero le casse societarie, con la complicità di collaboratori e professionisti, portando il vecchio Palermo prima alla mancata iscrizione al campionato di Serie B e poi al fallimento. 

 

Gli indagati, come spiegato dalla guardia di finanza e riportato sempre nella testata locale, avrebbero "saldato debiti fiscali con la compensazione di crediti inesistenti per un milione e 400 mila euro, fatto false comunicazioni alla Covisoc sull'assolvimento degli adempimenti legati al pagamento degli stipendi ai dipendenti e al versamento delle tasse. (...) Effettuato pagamenti non autorizzati dal tribunale per oltre 200 mila euro ai professionisti di riferimento e in danno degli altri creditori, ma anche distratto 341.600 euro dal conto corrente della società calcistica a favore di una società a loro riconducibile priva di reale operatività, giustificando l'operazione come anticipo del compendo per una consulenza, incarico in realtà simulato“. 

 

Con la chiusura dell'inchiesta Walter e Salvatore Tuttolomondo sono adesso a rischio processo, con la Procura che chiederà il rinvio a giudizio per altri cinque indagati ovvero l'ad Roberto Bergamo, il consulente fiscale Fabio Anzellotti, l'amministratore unico Flavio Persichini, Tiziano Gabrele presidente del collegio sindavale e Antonio Atria con le accuse di "bancarotta fraudolenta, indebita compensazione di imposte con crediti inesistenti, autoriciclaggio e reimpiego di denaro, falso e ostacolo alle funzioni della Covisoc“.


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