Le regole di spogliatoio del capitano Sorrentino: le multe, gli stranieri, i nuovi arrivati

Stefano Sorrentino l'anno scorso è stato capitano per qualche partita. Quest'anno, invece, sarà da subito "Il Capitano", e nell'intervista concessa al Corriere dello Sport tiene subito a rimarcarlo. "E’ la prima volta nella mia carriera che mi danno la fascia dall’inizio. Una scelta di Iachini e della società che va onorata, sarò il punto di riferimento per i compagni. Mi sono sempre visto come un capitano senza fascia. Ora, però, tocca a me stabilire regolamenti e codice etico. Sto attento a tutto, guardo, mi arrabbio, consiglio, scherzo". Ma precisa che non sarà un capitano solo a parole: ecco le sue regole, che come precisa, sono state approvate da tutti. "E’ obbligatoria la puntualità. Ogni minuto di ritardo comporta una multa di dieci euro ma si può arrivare a mille e oltre. I telefonini sono banditi dallo spogliatoio come a scuola, l’abbigliamento deve essere consono. Le regole, appese nello spogliatoio, le abbiamo lette e firmate". Ha anche delle indicazioni precise anche per gli stranieri. "Siamo in Italia, bisogna parlare italiano, è giusto che imparino in fretta per semplificare i contatti. Se non capiscono è un problema che non mi riguarda. Sono andato in Grecia e c’era il greco e in Spagna lo spagnolo, o ti adatti o sono affari tuoi". Ma questo non significa che sia uno spogliatoio serioso, ingessato. Anzi... E racconta qualche aneddoto: "Cassini lo chiamano il bambino, per questo gli abbiamo comprato la culla e il seggiolone. Il presidente ha riso fino alle lacrime. E Cassini ha chiesto il biberon. Giovani e principianti vanno trattati alla stessa maniera, nello spogliatoio non c’è differenza d’età. Le regole valgono per tutti. Se hanno bisogno della balia significa che non possono giocare". Ma non parla solo di spogliatoio, Sorrentino. Parla anche del Palermo che sta nascendo: "Se guardiamo alla presenza di Dybala dell’ultimo anno, difficile che la squadra possa partire  con maggiori ambizioni. Bisognerebbe avere la fortuna che Belotti o uno dei nuovi possa esplodere in doppia cifra. Solo così arriverà qualche soddisfazione, perchè una squadra come la nostra,  nel campionato italiano, non può fare a meno di un attaccante da almeno dieci goal". Ed è per questo che preferisce mantenere un profilo basso sugli obiettivi stagionali: "Non serve continuare a parlare di Europa. I quaranta punti della salvezza sono il nostro scudetto. Poi fisseremo ulteriori traguardi. Ogni campionato ha una storia a sé. La gente non va tradita, a luglio bisogna stare con i piedi per terra perché sappiamo che Palermo è una piazza che fa presto ad esaltarsi, molto calda, esigente. Promettere l’Europa mi sembrerebbe prendere i tifosi per i fondelli". Ma questo non significa che alla fine non aggiunga un messaggio positivo carico di orgoglio: "Stiamo cambiando tanto, ed inoltre è andato via Dybala. Milan e Inter sono più forti. Juve, Fiorentina, Roma, Lazio, Sampdoria, Genoa e Napoli pure. L’anno scorso abbiamo detto la nostra, e ad un certo punto eravamo quelli che giocavano meglio in casa e fuori. Alla stessa ora di oggi, nel 2014, ci davano per spacciati in B. Invece abbiamo conquistato 49 punti e questo fa capire quanto la stagione sia difficile e imprevedibile". (p.m.)