Il confine delle responsabilità

Il confine delle responsabilità

di Andrea Bosco

L'inattesa sconfitta patita ieri sera dal Palermo al Barbera contro la Ternana ha tramortito l'entusiasmo della tifoseria rosanero. Non la passione, certo, quella non si esaurirà mai, e anche ieri sera l'impianto di Viale del Fante ha vibrato anche nel momento più critico, ma la sensazione di aver fatto un netto passo indietro nella corsa alla promozione diretta è palpabile e diffusa nell'ambiente rosanero.

La prova della squadra è stata positiva nell'approccio alla partita, e anche nella seconda parte di primo tempo non è mancato l'atteggiamento propositivo, anche se più d'impeto che di logica. Ma come già accaduto a Cremona, il Palermo ha lentamento iniziato ad esaurire la propria energia, affrontando la ripresa in modo blando e rinunciatario, quasi aspettando che il guizzo vincente arrivasse per caso; e questo ha fatto calare visibilmente l'intensità dell'intera squadra, permettendo a una Ternana ordinata, pulita e vivace di bucare per altre due volte la difesa rosanero, apparsa scarica e spaesata (il terzo gol inaccettabile a certi livelli).

La riflessione che però può essere utile portare alla luce è quella relativa alla distribuzione delle responsabilità. Il tifo calcistico, specie in piazze così umorali, gestisce il confine che definisce colpe e meriti in modo parecchio arbitrario, alterando costantemente la visione delle cose senza trovare stabilità. Se è vero che la delusione per la prestazione di ieri sera  è legittima, così come la critica e, se vogliamo, anche la disillusione, meno accettabile è sfruttare il momento critico come pretesto per tornare a scaricare l'intero peso della situazione su un singolo uomo. L'Eugenio Corini allenatore non è apprezzato dalla piazza, questo è indubbio, e anche nei periodi di entusiasmo, come quello appena trascorso, non c'è mai stato un reale e netto riconoscimento dei meriti del mister, o almeno non con la stessa prontezza con la quale si corre a sottolinearne gli sbagli.

La gestione della partita sia nel secondo tempo di Cremona sia contro la Ternana non è stata felice, la lettura dello sviluppo dei match e le scelte sugli inserimenti dalla panchina sono state discutibili, ma risulta troppo superficiale e semplicistico ridurre l'analisi di queste due battute d'arresto ad una sciagurata direzione tecnica; perché se Ceccaroni commette tre ingenuità su tre gol subiti, se Aurelio non spazza in corner il pallone sull'assalto di Coda o se Di Francesco e Insigne entrano in campo senza lo spirito giusto, è opportuno sottolinearlo, affinché anche i calciatori, protagonisti quanto l'allenatore, vengano responsabilizzati adeguatamente e capiscano che in questo campionato nulla può essere lasciato al caso.

A detta di chi scrive, questa filosofia che vede i giocatori celebrati nella vittoria e l'allenatore condannato nella sconfitta non è equilibrata, e soprattutto non rispecchia pienamente la realtà; in casa contro il Bari, contro il Como o a Piacenza contro la Feralpisalò il Palermo ha vinto, con merito, grazie alla qualità dei propri giocatori e all'abilità del mister nel preparare e nel leggere la partita. Corini come allenatore può non piacere, ma per essere lineari in un giudizio bisogna trascendere il proprio gusto e assegnare elogi e biasimi senza farsi trascinare da facili impulsi; altrimenti l'impressione è che sia un gioco ad attendere il primo inciampo della squadra per sparare alla cieca contro un singolo, non certamente esente da colpe, quando invece bisognerebbe ampliare il raggio della critica. La stagione è entrata nella sua fase cruciale, Corini resterà alla guida del Palermo fino alla fine, perciò il modo più sano per vivere questo rush finale è smaltire il nervosismo e rendere bilanciata la ripartizione di meriti e colpe, perché un disequilibrio così marcato risulta ingiusto e deleterio.