Franco Vazquez e quel ritorno che sa di casa

Franco Vazquez e quel ritorno che sa di casa

Sono passati oltre sei anni da quel 16 luglio 2016, quando in quel di Bad Kleinkirchheim un Palermo ancora in ritiro e pronto a retrocedere in Serie B di lì a poco diede l'addio, attraverso una trattativa condotta da un Rino Foschi che avrebbe lasciato per l'ennesima volta la poltrona da DS di lì a poco, ad un giocatore arrivato in sordina, finito fuori rosa nemmeno tre anni prima. La storia di Franco Vazquez a Palermo è stata un po' così, non sulle montagne russe che qui a Palermo non abbiamo mai visto ma più su un Tagadà di emozioni che aveva preso il via e che aveva già visto protagonista un altro suo connazionale meno fortunato di lui, vale a dire quel Nicolas Bertolo che fece un po' il suo avanti e indietro finendo però nella memoria tra le tante meteore viste in rosanero.

Franco Vazquez, però, no: lui ha trascinato un Palermo in Serie A dopo aver trascorso metà della stagione 2013/2014 da fuori rosa, in un Palermo sportivamente illegale e che aveva un reparto d'attacco che, di lì a poco, avrebbe fatto le fortune delle big italiane e d'Europa. Eppure, sembra quasi strano come una città sanguigna come Palermo possa innamorarsi di un giocatore tecnicamente devastante, ma tanto pacato e dal basso profilo come "El Mudo", il cui soprannome sta a significare il muto. Muto magari fuori dal campo, perché se è facile ricordare le magie assieme all'amico Paulo Dybala è forse più complicato ma ancor più bello pensare a quando lui, Alberto Gilardino ed Enzo Maresca salvarono un Palermo spacciato con una rimonta da sogno, nonostante un sacco di avvicendamenti in panchina ed una piazza in subbuglio.

Quello, probabilmente, è il Vazquez più bello che si possa ricordare: in una squadra povera tecnicamente, orfano di una guida tecnica stabile e alle prese con una situazione societaria, come dire, "in divenire", si caricò sulle spalle il peso di una città, portandola verso quella che fu una vera e propria impresa. E tornare qui, dopo oltre sei anni dall'ultima partita giocata con la maglia rosanero, siamo certi che farà sentire un po' a casa Franco: sicuramente, il giorno dopo la partita si godrà una passeggiata nella sua Mondello, col tempo che lì ha vissuto che gli ha permesso di diventare marito e padre quando era arrivato ancora ragazzino. E, sicuramente, dagli spalti siamo certi che qualche lacrima scapperà, nel rivedere uno dei calciatori che tanti momenti felici ha regalato in uno degli ultimi Palermo importanti. Solo, Franco, una gentilezza: non hai ancora segnato in campionato, goditi l'accoglienza che un beniamino come te merita, e magari lasciati trasportare dall'emozione che potrebbe anche regalarti una cornice del genere. Nella speranza che il primo gol possa arrivare direttamente alla partita che seguirà quella del Barbera.