Corini, il destino di un uomo solo che non può più sbagliare

Corini, il destino di un uomo solo che non può più sbagliare

Eugenio Corini era un tempo l'idolo incontrastato, capitano e bandiera del primo grande Palermo di Zamparini. Agli occhi del tifoso rosanero, il 'Genio' era un esempio di onestà, di cuore e carattere, di chi non voleva e non poteva farsi mettere i piedi in testa, che in lacrime aveva dovuto lasciare i colori rosanero - prima da calciatore e poi da allenatore, dimettendosi per amore della piazza. Eppure, questi ricordi legati all'uomo Corini ancora prima che calciatore sembrano non esistere più, c'è solo il presente e la triste immagine di un allenatore che ormai per tutti rappresenta la causa di ogni male e che nessuno vuole vedere più.

In fondo, per quanto istintiva e quasi disperata, la reazione di tutto il Barbera nei confronti del mister - che osservava impietrito dalla tribuna - è soltanto una triste pagina di sport. Certamente, non si sarebbe dovuto arrivare a tal punto e la società avrebbe fatto meglio a intervenire prima, consolidando pubblicamente la posizione del mister o decretandone l'addio già la stagione scorsa.

Ora, Corini è un uomo solo. Nessuno potrebbe più difenderlo. Quelle statistiche, cui era solito appigliarsi per proteggere il suo operato e le prestazioni della squadra, oggi sono impietose e sono semplicemente lo specchio del non-gioco, a iniziare dagli 0 tiri in porta di domenica. La piazza lo ha sconfessato nel più chiaro dei modi, mentre la società lo ha riconfermato, ma è palese la situazione di precario equilibrio.

Il prossimo passo falso sarà punito in modo definitivo, almeno così dovrebbe essere. Sembra quasi impossibile immaginare un futuro nel quale Corini possa fare ricredere tutti, tornando a vincere e riportando i rosa a ridosso di Venezia e Parma in testa alla classifica. Certo, diremmo almeno che sarebbe una storia bellissima da raccontare.

Ora resta una sola speranza: che il mister e quindi la squadra, resisi conto di una situazione ormai irrimediabile, possano dare ciò che non hanno ancora mai dato. Del resto, o la va o la spacca. Il tempo del consolidamento, dell'attesa, del percorso è finito.