Ricordate
Nerone? L’imperatore che suonava la cetra mentre Roma bruciava, dopo un incendio che lui stesso aveva appiccato?
Che storia assurda, vero? Eppure, come metafora non sembra poi tanto lontana dall’incubo che da qualche anno sta vivendo il popolo rosanero,
umiliato oltre ogni limite da un padre-padrone che ha fatto diventare questa Società lo zimbello d’Europa.
Così come aveva preso dall’oblìo una squadra che languiva in serie B, facendo sognare un’intera città, ci sta riportando pian piano in un baratro che sembra non avere mai fine.
Quando sembra che si sia toccato il fondo, Zamparini è capace di sorprenderci ancora, con le sue scelte incomprensibili, autolesionistiche che porteranno il Palermo in una condizione peggiore di quando l’aveva acquistato nel 2002 da Franco Sensi.
Non si é ancora ben capito a cosa sia finalizzata questa sua “strategia” societaria. Tante le ipotesi, le cattive influenze dei suoi amici procuratori slavi, da lui scelti, o un piano ben architettato per andare in Serie B e poi smantellare tutto, oppure dichiarare fallimento per far fare una fine ingloriosa al Palermo, come già l’aveva fatta fare al Venezia.
Quale sia la verità e quale siano i suoi veri piani, nessuno può saperlo con certezza. Ma quel che siamo costretti a vedere somiglia molto a quello che furono obbligati ad assistere gli antichi romani quando Caligola, un altro Imperatore dominato dal suo “io”, nominò senatore il suo cavallo.
Il delirio di onnipotenza sta giocando brutti scherzi al Presidente, che al suo arrivo era stato acclamato come il re di Palermo e che fatalmente verrà ricordato nella storia rosanero, solo per quello che di tragico, calcisticamente parlando, sta perpetrando in questi ultimi anni.
Nessuno può calpestare, come sta facendo lui,
la passione della gente. Il calcio si nutre di sentimenti; ed è l’amore per una maglia che muove i milioni di euro che arricchiscono presidenti, allenatori e calciatori.
Non è solo uno stupido pallone che rotola in un campo verde. Il calcio è legato in maniera indissolubile con la storia personale di ogni tifoso. Tocca l’anima, le viscere, il cuore, fa gioire e fa star male, fa immedesimare il tifoso con quella squadra perché viene sentita come parte di sé e nessuno può deridere questo amore.
I tifosi palermitani sono stanchi, lo gridano da tempo, da ogni parte del mondo. Sono stanchi di subire, senza capire, una gestione societaria che ha ucciso sogni, speranze ed entusiasmo.
Palermo non è una piccola città di provincia, è la quinta città d’Italia e ha un grande bacino d’utenza. A fronte di introiti televisivi di tutto rispetto e di plusvalenze eccezionali, ogni anno la Società racconta che il bilancio è in rosso. Come è possibile che squadre come Chievo ed Empoli affrontino campionati più che dignitosi senza svenarsi ed
il Palermo invece dilapida i suoi ricavi acquistando giocatori di prospettiva, poco funzionali, talvolta inutili, spesso di transito e sempre meno di qualità?
C’è un limite a tutto, oltre il quale non si può andare. C’è bisogno di chiarezza,
basta con le bugie che non incantano più nessuno.
Cettina Pellitteri