Palermo, il futuro può attendere. Il presente no
Stadio, americani, cinesi, monete esotiche, ipotesi. Con il rischio di dimenticare i problemi attuali
Lo sguardo proiettato al futuro. Il futuro è lo stadio, il futuro è la Cina, il futuro sono gli Stati Uniti. Il futuro è la prossima stagione. Qualsiasi cosa graviti intorno al Palermo, per adesso, fa rima con futuro. Il rischio è che guardando oltre, ci si dimentichi di tenere conto del presente. Ancora da definire e costruire, così da mettere il club rosanero nelle condizioni ideali per prepararsi ad avvenimenti possibili, sinora solo chiacchierati. Scorgere l’orizzonte è un dovere, a patto di mantenere il timone ben saldo tra le proprie mani. Fare diversamente rischia di essere un errore. Peraltro già commesso con Schelotto, Mijatovic e gli slavi: si guardava all’estate, a un rilancio dato per fatto. Mercato in grande stile ed Europa nuovamente possibile. La luna di miele durò un mese e il presente di un febbraio denso di inquietudine consegnò a chi rimase l’arduo compito di condurre in porto una nave alla deriva. Le conseguenze prodotte furono risultati negativi in serie, alternanza tra allenatori e un lieto fine ancora inciso nella memoria di tutti ma francamente inaspettato. Se l’esperienza insegna qualcosa, sarebbe il caso di non ripetere gli errori commessi.
Prima di guardare al futuro, al fascino esotico di denari d’altra moneta tuttora figli di ipotesi ventilate e di eventualità senza alcun riscontro, è opportuno concentrarsi su quel che c’è da fare. Nella sostanza: vendere Vazquez (bisogna fare cassa, senza volerci girare intorno) e allestire una rosa capace di giocarsi la permanenza tra le grandi del nostro calcio. Con quel poco che rimane nei serbatoi di chi detiene la gestione dei conti. Un passo per volta, senza salti nel vuoto. Il futuro si costruisce nel presente. È il caso di non dimenticarlo.