Si gioca in undici, non in tre

Sorrentino, Vazquez e Gilardino, la salvezza passa da loro. Ma è il momento che altri, finora rimasti nel buio, diano una mano.

Si gioca in undici, non in tre

Chiediamo sempre le stesse cose, sempre agli stessi giocatori. A Sorrentino di proseguire i miracoli tra i pali, a Vazquez di illuminare una squadra con fantasia spenta, a Gilardino di trasformare in gol quei pochi palloni che transitano nella sua zona. Sono i giocatori più importanti e determinanti. Gli diamo, visto che hanno le spalle più larghe degli altri, i pesi da trascinare verso la salvezza. Ma non possono fare tutto da soli, forse non possiamo chiedergli di più.

Allora, è il caso di chiedere di lasciare il segno nella corsa verso la salvezza, obiettivo che un mese fa sembrava già raggiunto e che ora è in pericolo, a quelli che finora hanno fatto poco. A quelli che sono rimasti nascosti dietro le difficoltà della squadra e le mosse sbagliate di Zamparini.

Sì, chiediamo i miracoli a Sorrentino, la fantasia a Vazquez, i gol a Gilardino. Ma chiediamo, soprattutto, a Struna, a Chochev, a Lazaar, a Jajalo, a Brugman, ad Andelkovic, a Quaison, a Djurdjevic, a Trajkovski (con le dovute differenze per ciascuno dei giocatori chiamati in causa) di mettere giù la maschera, di mettere le carte sul tavolo, di dare un segnale: la salvezza passa anche dai loro piedi. Devono tutti dare qualcosa in più. Tre giocatori, da soli, non possono trascinare il Palermo verso la salvezza.