Palermo, parla l'ex capitano Carrera

Palermo, parla l'ex capitano Carrera

Giorgio Carrera - il capitano del Palermo che resuscitò nel 1987 dalla radiazione - ha parlato della situazione attuale in casa rosanero direttamente dalle colonne de Il Giornale di Sicilia.

 

«Adesso basta. Dov’è finito il popolo rosanero? Possibile che continui ad abboccare a promesse che si rivelano campate in aria? Possibile che la storia si ripeta, più brutta e fiacca nella capacità di reagire di 32 anni fa? E che le rinascite non bastino mai? Insopportabile per me avere la sensazione che quella rinascita non sia servita a nulla, figuriamoci per i tifosi e la città».

 

Sul segreto di quella rinascita.

«Chi pensa che fu una passeggiata, sbaglia. Riuscimmo a vincere al primo colpo, era un imperativo categorico per instradare la nuova società verso il calcio che conta».

 

Continua…

«Le incognite erano enormi, le abbiamo superate con senso d’onore e rispetto per la città, io personalmente ho cercato di comportarmi sempre da capitano vero, da punto di riferimento capace di appianare incomprensioni e momenti di appannamento che in ogni campionato ci sono».

 

L’episodio.

«C’erano state scintille in allenamento fra un esperto e uno dei giovani più quotati, la cosa rischiava di degenerare in una spaccatura di spogliatoio e aveva persino fatto considerare l’ipotesi delle dimissioni a uno tutto d’un pezzo come Caramanno. Chiamai alle due del mattino da casa del caro amico scomparso, allora vice allenatore, Tonino Cerro, il presidente La Gumina. Gli dissi che era indispensabile la sua presenza con i due e l’allenatore qualche ora dopo allo stadio… La bomba fu disinnescata, la galoppata verso la promozione continuò. Ecco, nel calcio che piace a me e che pare non esistere più, bisogna lavorare in silenzio e pensare soltanto ai propri valori e all’obiettivo comune. Io in carriera non ho mai baciato nessuna maglia per farmi amici i tifosi. Ho dato quello che sono, uno che in questo calcio di oggi non ci si ritrova più con facilità. Quanto e come abbia onorato la maglia rosanero, lo sapete tutti».

 

Su Zamparini.

«Vero, con Zamparini il Palermo ha toccato gli apici ma, mi creda, i tifosi quelle gioie le stanno pagando tutte con gli interessi. Ma ciò di cui non riesco a capacitarmi è che soltanto poche settimane fa la squadra ha sfiorato la serie A. Come è possibile che i controlli sui bilanci funzionino così, che il sistema non si accorga prima di eventuali problemi? Ormai è intollerabile che ogni estate fiocchino penalizzazioni, cancellazioni, ripescaggi, cause. Questo è ancora sport?».

 

Differenze tra il suo Palermo e la situazione attuale.

«Mi pare che ci sia troppa disillusione, infiacchimento, come se la gente, e purtroppo non solo a Palermo, accettasse tutto ciò che gli viene propinato in questo calcio attuale fatto di tante parole e pochi valori. Non lo accetto. Io ricordo l’unità di intenti che si respirava quella sera che parlai al microfono davanti ai quarantamila accorsi per l’amichevole con l’Atletico Mineiro. Il sindaco Leoluca Orlando era accanto a me».

 

Infine un pensiero proprio sul sindaco.

«Al sindaco rivolgo un appello. Ci sia, si faccia vedere, alzi la testa insieme con tutta la città. Come allora».

 

 

Fonte foto: ilgiornaledivicenza.it