Nicola Valente e l'importanza di saper aspettare il proprio momento

27 agosto 2022. Il Palermo naufraga contro l'Ascoli in casa dando il via al momentum horribile che, per oltre un mese, avrebbe accompagnato il Palermo nei bassifondi della classifica del campionato di Serie B. Contro i marchigiani, trascinati dalla tripletta di Cedric Gondo, c'era in campo dal primo minuto Nicola Valente. Che nell'occasione rimediò un doppio giallo con conseguente espulsione. Da allora, soltanto spezzoni di partita e un po' troppa panchina per l'ex Carrarese, a cui Salvatore Elia ha rubato - sportivamente, si intende - la piazza e il ruolo con numeri, dribbling e qualche gol.
Eppure, contro il Cittadella è arrivata la svolta, disgraziata da parte dal destino, che a Valente ha restituito il campo: Salvatore Elia si fa male, malissimo ai legamenti. Stagione finita. Valente entra, viene murato da Kastrati in chissà quale modo e prende l'incrocio su punizione. Ogni qual volta è entrato in campo, fossero stati anche solo 10 minuti, l'abnegazione è stata sempre la stessa: sia quando Giacomo Filippi gli chiedeva, in maniera insensata, di fare l'esterno a tutta fascia che quando faceva da motorino a destra con Silvio Baldini. E a Modena, come a Bari, come per tutta la scorsa stagione, si è rivelato non un fattore, ma il fattore decisivo nel caso specifico.
Sempre senza mai sbraitare, senza mai pretendere, dando soltanto. Come quel bacio immortalato più, più e più volte dai canali social del Palermo alla maglia sul prato del Braglia. Allo stemma. Lui, che pur essendo di altre latitudini con questa terra sembra aver instaurato un rapporto speciale. Con moderazione ed eleganza fuori dal campo, con furore agonistico, tanta corsa e un ottimo piede dentro al rettangolo di gioco. Perché, in fondo, è per questo che a Palermo si vuol bene a Nicola Valente, sperando che non cambi mai.