Questo è il Palermo: prendere (atto) o lasciare

Dopo quasi tre mesi e quindici partite non c'è più niente da aspettare. Piuttosto, oggi va preso atto della reale, concreta, dimostrata potenzialità di una squadra che ha trovato uno specchio, si è guardata, si è riconosciuta e ha capito di dover ridimensionare le proprie aspettative.

Non si può certo ignorare il percorso ad ostacoli che il Palermo ha dovuto affrontare da quel 27 settembre pieno di speranze a questo dicembre che nell'aria porta solo proiezioni poco rassicuranti. Può essere magra consolazione, ma certamente utile è ricordare come il Covid abbia di fatto resettato il lavoro già difficile che agli ordini di Boscaglia i rosanero stavano e stanno con fatica realizzando. E parimenti necessario ad una fredda analisi di queste prestazioni è sottolineare che innegabilmente c'è stato un difetto di valutazione nella ricetta utilizzata per comporre l'organico, difetti che oggi vengono a galla impietosamente e dopo un girone quasi completato ci fanno dire con ragionevole sicurezza che qualcosa sul mercato si poteva fare meglio.

È insomma arrivato il momento di non esaltarsi più per una bella vittoria, magari frutto di una grande prestazione, o quantomeno di gioire, sì, ma con la consapevolezza che ripetersi la domenica successiva è una possibilità e non una certezza; e al contempo non deprimersi per gare come quella di Foggia o Vibo, perché con ogni probabilità non saranno casi isolati, passi falsi, equivoci, ma più facilmente la cifra di questo campionato rosanero.

E dunque si sta a galla, si puntano i playoff, si prova a riempire le crepe e ad aggiustare gli errori, ma consapevoli che in questo girone ci sono squadre più forti, che l'esperienza di Boscaglia non basta, che il massimo obiettivo, al giro di boa, è scavalcare le avversarie immediatamente sopra per arrivare a maggio in una posizione più comoda per giocarsi le ultime cartucce.