Vicenda Di Piazza, Mirri: «Il Palermo non è un giocattolo»

Vicenda Di Piazza, Mirri: «Il Palermo non è un giocattolo»

Il presidente del Palermo Dario Mirri è intervenuto in conferenza stampa, dallo stadio "Renzo Barbera", per parlare della vicenda legata a Tony Di Piazza, con le dimissioni dell'ormai ex vice-presidente e con gli ultimi aggiornamenti dall'assemblea dei soci svoltasi ieri: 

 

«Sia personalmente che come società abbiamo affrontato il tema nelle sedi delegate ovvero nelle assemblee. Questa società è una casa di vetro, una casa dove adesso stanno dentro anche i tifosi, anima e cuore della nostra squadra, per garantire la massima trasparenza. A livello societario non abbiamo nessuna preoccupazione, è anzi un momento straordinario per il Palermo perché nella sua storia credo non abbia mai avuto un capitale di quasi sette milioni interamente versati. La parte che manca di Tony Di Piazza verrà versata domani e non ho dubbi sul fatto che rispetterà gli impegni presi. Noi speriamo che la società, Covid permettendo, fatturi in totale circa dieci milioni, quattro provenienti dai ricavi e sei immessi dai soci. Il budget presentato nella passata stagione è stato confermato dal CDA, le prospettive sono eccellenti e abbiamo la possibilità di progettare la stagione senza nuovi interventi economici da parte degli azionisti, di soldi e problemi se ne potrebbe eventualmente parlare tra un anno». 

 

 

I SOCI SONO SOCI

«Non ci possono essere modifiche alle quote di proprietà a meno che Di Piazza non voglia vendere. Noi sicuramente il progetto lo portiamo avanti, abbiamo un diritto di prelazione. Tony Di Piazza è il nostro miglior socio, generoso, appassionato, volitivo ma è un socio, non è un amministratore. Essere socio non vuol dire essere amministratore, gli amministratori fanno gli amministratori, e ne abbiamo uno eccellente come hanno dimostrato i fatti e gli obiettivi raggiunti, e i soci fanno i soci. Si proseguirà comunque sicuramente insieme. Tony Di Piazza farà il suo versamento, ha continuato a confermare il suo impegno e non ho motivo di dubitare di nulla. La cosa importante è che i soldi sono nella società e possiamo stare sicuramente tranquilli fino al prossimo anno, non siamo mai stati così tranquilli e con una cassa così capiente non ci sono margini di dubbio. La società sta sopra la nostra testa». 

 

FRANTENDIMENTI

«In questi dieci mesi l'unica volta in cui siamo andati a maggioranza e non all'unanimità è stato in occasione dei premi. Di Piazza non voleva riconoscere il premio ai giocatori ma per me si doveva dare fede agli impegni presi, la reputazione è l'unico elemento che dà valore pieno alla società. Il fatto che abbia dato le dimissioni e poi le ha ritirate, che voleva vendere e ora non vuole vendere più possono essere temi appassionanti certo, ma non hanno nessuna incidenza sulla società perché fin quando Di Piazza mantiene gli impegni presi da socio di minoranza a livello societario non cambia niente. Frantendimenti e distanza sono stati secondo me i fattori di questa situazione, lui ha seguito un percorso non istituzionale e non è altro se non fraintendimenti e distanza. Quello che è successo però ha un significato, ad ogni azione corrisponde una reazione. Il Palermo non è un giocattolo, è una cosa seria. In società serie non succedono cose come quelle successe negli ultimi quindici giorni. C'è un fatto di stile, di comportamenti, capisco che noi siamo stati abituati ad una gestione leggera di questi ambiti ma adesso sono questioni da prendere seriamente».

 

PRIME FRIZIONI

«Ho avvertito che l'intendimento iniziale di Tony Di Piazza giorno per giorno sembrava cambiare. Si è iniziato a discutere di come gestire ogni situazione e le distanze complicano tutto. Lui sta dando un contributo generoso per la città, io questo lo apprezzo, ma io nonostante sia tifosissimo sto un passo indietro, sono solo l'azionista di maggioranza. Il calcio non è solo un gioco ma una cosa seria, un pezzo importante dell'economia e del cuore della gente. Tony Di Piazza era assistito dallo studio Cantamessa e da Paparesta, persone che tutelavano i propri interessi. Il budget è l'elemento cruciale, l'elemento di condivisione che abbiamo approvato insieme fin dall'inizio. C'è un patto parasociale firmato e un budget stabilito, poi Di Piazza ha un'incontinenza informativa difficile da gestire e sulla quale è difficile andare dietro e questo rende tutto altamente imprevedibile. Non so se il fatto di aver accolto Di Piazza all'inizio è stato un peccato originario, ad oggi dico no fin quando vengono mantenuti gli impegni presi, cosa succederà dopo non lo so ma posso dare una prospettiva di assoluta garanzia a livello societario».