Il Palermo e Corini: cronaca di una morte annunciata e mai prevenuta
Alla fine, è andata come moltissimi avevano previsto e tanti sperato. Le strade di Eugenio Corini e del Palermo si separano, prima della fine del contratto che scadeva a giugno. Fatale la sconfitta subita a Pisa, ma questa separazione parte da molto più lontano: si può parlare di una “morte” annunciata, ma mai prevenuta.
L’avventura di mister Corini in panchina ri-comincia a fine luglio scorso, dopo le dimissioni di Baldini. Sembrava ci fossero tutti gli elementi per un ottimo matrimonio. Col passare delle giornate, però, le cose iniziano a incrinarsi. La squadra, partita con l’obiettivo di una tranquilla salvezza, viene risucchiata nelle zone basse, e si riprende a fatica soltanto nel mese di gennaio. A febbraio sembrava essere nato un grande Palermo, salvo poi praticamente non vincere mai più, inanellando una serie lunghissima di pareggi e prestazioni scialbe, fino alla tragica partita col Brescia, in cui i rosa mancano clamorosamente l’accesso ai playoff.
Proprio alla fine della stagione scorsa la prima decisione discutibile: la società vuole continuare con mister Corini, nonostante un impianto di gioco deludente ma soprattutto una comunicazione terribilmente errata da parte del mister bresciano, che lo aveva reso inviso ai più. Difatti, al primissimo passo falso della stagione attuale, le critiche sono state feroci.
Il mister, in ogni caso, non si scompone e continua secondo i suoi dettami il suo lavoro. Ci sono stati alcuni momenti, pochi, in cui sembrava che le cose potessero davvero andar bene. Il problema è che, sempre con lo stesso canovaccio, la squadra ha vanificato il buono fatto in precedenza. Ai momenti positivi sono seguite sempre delle crisi profondissime, ultima quella di adesso con una serie incredibile di sconfitte e gol subiti, e anche di dichiarazioni evitabili, che hanno creato una spaccatura sempre più profonda tra tecnico e ambiente, nonostante lo stadio sia rimasto sempre pieno.
Il cambio in panchina, a sette giornate dalla fine, appare molto tardivo. Corini ha di certo tante colpe: non è riuscito in due anni a imprimere una mentalità vincente alla squadra; non è riuscito a darle un gioco fluido e armonioso; non è riuscito a valorizzare un parco giocatori costruito su sue indicazioni e anche con tanti suoi vecchi “fedelissimi”; insomma, un fallimento su tutta la linea.
Quello che però non va taciuto è che la mala gestione è stata acuita in negativo da una società troppo assente, che ha mandato il mister sempre da solo in trincea, scaricando di fatto tutte le responsabilità su di lui e rendendolo in parte anche vittima della situazione. Oggi, con l’esonero, c’è la prima vera ammissione di colpa dei vertici societari: che serva da lezione. Si può certamente sbagliare, ma che non si perseveri mai più. Anche perché da domani si ricomincia.