Cessione Palermo: un melodramma ancora incompiuto

Avete presente quelle storie d’amore dove tutto sembra perfetto ma che alla fine si concludono con un epilogo di incommensurabile bruttezza?

Cessione Palermo: un melodramma ancora incompiuto

PROLOGO      

               

 Avete presente quelle storie d’amore dove tutto all’inizio sembra perfetto e meraviglioso ma che alla fine si concludono con un epilogo di incommensurabile bruttezza? Ecco è il caso della storia in questione, una storia in cui fino a qualche tempo fa il legame sembrava inscalfibile ma che adesso vede un uomo che sta facendo di tutto per liberarsi di un fardello che una parte di sé fa però fatica a mollare ed una piazza che non più paga dei ricordi dei meravigliosi momenti del passato e stanca dell’incandescente situazione attuale, spera di potersi rifare una vita, anche solo più serena, di quella che adesso vive.

 

ATTO I

 

Tutto cominciò la scorsa estate quando Zamparini incaricò il presidente del Venezia Joe Tacopina, già protagonista nei passaggi di proprietà di Roma e Bologna, di trovare un investitore disposto a rilevare quel Palermo ormai lontano dai suoi pensieri calcistici e non. Un nome in particolare emerge tra i profili valutati negli States: Frank Cascio, 32 anni, giovane imprenditore nato a New York ma originario di Castelbuono, con un passato da assistente personale di Michael Jackson.

All’inizio sembra la classica speculazione, ma le intenzioni di Cascio in realtà sono serissime e gran parte della piazza vede in lui l’uomo dell’ormai auspicata e auspicabile svolta societaria. Cascio fa una puntata a Palermo accolto come il salvatore della patria, il tavolo delle trattative si apre e sembrano esserci i margini per la conclusione dell’affare, ma il 12 settembre del 2016, Zamparini respinge al mittente la proposta di Cascio, non convinto dalla lettera d’intenti del giovane americano e del gruppo da lui capitanato. Sullo sfondo resta quella cordata cinese a lungo citata da Zamparini, che diventa la pretendente principale per il Palermo.

 

ATTO II

 

Un dubbio assale tifosi e addetti ai lavori: chi sono questi cinesi interessati al Palermo? Di loro non si sa nulla se non appunto che sono cinesi, il che non è un grande indizio. Durante l’inizio di una stagione talmente travagliata da far sembrare quella appena passata un ballo alla corte di Luigi XIV, Zamparini annuncia incontri, dà delle date e parla di closing, qualche riscontro c’è anche ma nulla di veramente incisivo: la vicenda del Palermo assomiglia sempre di più a quella del Milan. I giorni che vanno dall’otto al dieci dicembre vengono annunciati come quelli della svolta, con un incontro a Vergiate che dovrebbe sancire il definitivo passaggio del Palermo in mano a questo ignoto gruppo cinese.

A dicembre però non succede nulla, Zamparini è al suo posto e non si è vista nessuna cordata cinese. Tutto rimandato a gennaio, il mese del mercato e del capodanno cinese, anno del gallo. Anche stavolta all’orizzonte non si scorge nulla nemmeno i galli: la Cina per il Palermo non è vicina. Forse, come l’Urlo di Chen ha terrorizzato l’Occidente, quello di Zampa ha terrorizzato l’Oriente, fatto sta che gli unici investimenti stranieri visti a Palermo sono Stefan Silva e Toni Sunjic: a naso non un affarone.

Non sapremo mai se questi cinesi siano effettivamente esistiti o se rappresentino una delle tante speculazioni che cavalcano la moda calcistica del momento come fu per gli emiri ai tempi di PSG e Manchester City: quel che è certo e che comunque si sono guadagnati un posto nel Pantheon degli avventurieri stranieri assieme a figure mitologiche come Tim Barton e lo sceicco di Perugia Al Qaddumi, con la differenza che questi, quantomeno si sono visti.

 

ATTO III

 

Mentre la squadra, giunta al quarto allenatore, si dimena nelle sabbie mobili della zona retrocessione da cui è sempre più risucchiata, sul fronte del cambio di proprietà tutto tace, fino al 10 Febbraio. E’ in quel giorno che Zamparini annuncia, per l’ennesima volta, che la cessione del Palermo è vicina e che questa volta si tratta di un gruppo americano che acquisirebbe il Palermo. Da quel momento è una slavina di notizie ed emozioni. Si è detto che nell’affare tra il patron friulano ed il gruppo americano siano compresi anche alcuni investimenti personali e non calcistici come le terme di Grado, ma questo è un fatto che la nostra redazione ha appurato non essere vero intervistando il presidente del circolo Legambiente di Monfalcone Michele Tonzar, che ci ha illustrato la situazione del progetto, allo stato attuale fermo e con poche possibilità di ripartire. Anche stavolta è difficile definire la situazione di questa trattativa, capire chi sono i personaggi (non si hanno notizie in merito ad un ritorno di fiamma di Cascio) e come si intrecciano in questo senso gli interessi di Zamparini con quelli del Palermo.

 

Nel frattempo però, mentre si cerca di vederci più chiaro in merito alla possibilità di un Palermo Yankee, si apre una strada che sino ad adesso non era mai stata presa in considerazione nemmeno a livello di speculazioni, ovvero quella di un progetto che vede l’impegno dell’imprenditoria locale. Ci sarebbe infatti un interesse serio nei confronti del Palermo da parte di un gruppo operante nel settore del gioco d’azzardo che avrebbe in mente un progetto che prevede anche delle forme d’azionariato popolare simili a quelle viste in Inghilterra e Spagna. Il presidente di Confindustria Palermo Alessandro Albanese ai nostri microfoni ha smentito questa ipotesi dichiarando l’assenza di un interesse ufficiale sia collettivo che individuale all’interno del gruppo: ciò comunque non toglie che esista effettivamente questa possibilità, suggestiva e già a lungo caldeggiata in questi periodi.

 

Il mese di marzo è stato indicato da Zamparini come il periodo in cui si dovrebbe chiudere la trattativa con gli americani. Non possiamo dunque fare altro che attendere l’Atto IV, sperando che stavolta ci sia qualcosa di più concreto che bolla in pentola. Anche perché dopo gli arabi in principio, gli americani e i cinesi, tenendo conto che son finiti i tempi degli oligarchi russi, resterebbero solo i marziani.