Caro Palermo, io ero a Verona. E tu?

Diario dalla curva del Bentegodi. “Ci vediamo alla prossima, ci sarò sempre, anche in B. Ma voi, giocatori, alzatevi...”.

Caro Palermo, io ero a Verona. E tu?

Caro Palermo, sono venuto a vederti a Verona. Due ore di macchina da Bologna, trascorse a parlare di te con il mio amico Lorenzo e suo figlio. Abbiamo discusso di com’eri, di come sei, di come ti vorremmo. Abbiamo iniziato dalla mia prima volta allo stadio con l’Atletico Mineiro e siamo arrivati ad oggi: da Nuccio a Balogh, da Bigotto a Struna, da Caramanno a Novellino. Panino, birra e caffè, ovviamente in curva, come sempre a sostenerti.

L’umore è alto, c’è tanta speranza: il Carpi ha perso, il Frosinone perderà. Tre punti sarebbero oro. Sciarpe in alto, palla al centro: “Noi vogliamo questa vittoriaaaaaaa”, ma c'è il cross nella nostra area. E' come una lama calda nel burro, gol del Chievo. Il boato dell’altra curva è insopportabile. Come sempre.

Non possiamo arrenderci. Niente è perduto e, infatti, il violinista sfrutta un bel passaggio e mette dentro. “Gooooool”. Alberto sotto la curva a esultare con noi. Stefano dall’altro lato del campo stringe i pugni, gli altri nove. . . quasi nessuna reazione. Strano! Ma noi gioiamo e non ci facciamo caso più di tanto. Finisce il primo tempo. Bravo Palermo, l’hai raddrizzata.
Si torna in campo, palla al centro e replay dell’azione del primo tempo con la nostra difesa che si scioglie come un ghiacciolo al sole: e il Chievo fa di nuovo gol.

Proviamo ad incitarti ancora, ma i cori cominciano a essere più mosci, i ragazzi iniziano a sedersi sugli spalti, hanno accusato il colpo. Quelli in campo non hanno bisogno di sedersi. Sono seduti già da troppe partite. Come diceva mio padre “ammuttano a palla”.
Provi ad andare sulle fasce laterali, ma non ci riesci. Provi a sfondare centralmente ma sei lento: ti murano regolarmente. Non un cambio di gioco, niente velocità e passaggi di prima, nessuno che salta l’uomo a parte Vazquez che però li vuol saltare tutti e francamente ha un po’ stancato. Il mister prova a cambiare ma non succede niente. Anzi, c’è il 3-1.

Manca ancora un po’ ma si capisce che non hai più le forze. Caro Palermo mio, che fine hai fatto?

Triplice fischio. Andiamo via a testa bassa. Un’altra volta. Viene fuori una considerazione incredibile: gli undici in campo sono talmente scarsi che non abbiamo capito se si sono impegnati oppure no!

Siamo in macchina, torniamo a casa. Parliamo ancora di te, caro Palermo. Ci vediamo alla prossima trasferta. In A o in B, non m’interessa, del resto ti ho conosciuto e mi sono innamorato che eri in C2.