Zamparini: «Palermo rovinato dai palermitani, non da me»

«Il Palermo è stato rovinato dai palermitani, non certo da me»: con questa frase l'ex patron del Palermo Maurizio Zamparini, nella sua intervista rilasciata per PalermoToday.it, torna a parlare del vecchio club rosanero dopo la dichiarazione di fallimento di qualche giorno fa. Dagli inglesi ai Tuttolomondo, passando per Albanese e Macaione, l'imprenditore friulano alza la voce e si scaglia contro tutti quelli che ritiene i responsabili della caduta della US Città di Palermo:
«Palermo ha sempre preteso tanto da me, senza dare mai alcuno aiuto alla squadra, anzi. Siete stati voi a dare il colpo di grazia a questi colori, i Tuttolomondo non li ha certo portati Zamparini a Palermo, ma i vostri concittadini: chiedete spiegazioni ad Albanese, Macaione e agli avvocati Gattuso e Pantaleone».
FALLIMENTO
«Accusate me, ma ai tifosi e alla città intera voglio ricordare che sono stati proprio i vostri concittadini a contribuire alla distruzione della società dando fiducia e aprendo le porte di Palermo a chi poi lo ha fatto finire in quarta serie. Non li ho portati io, ma voi: Albanese, palermitano, è presidente di Sicindustria, così come l’altro palermitano, questo pseudo finanziare che di cognome fa Macaione. Gente spregiudicata i Tuttolomondo, che non iscrivendosi al campionato di B, hanno buttato al vento oltre 50 milioni di capitale fra giocatori di proprietà, titolo e marchio. Provo un forte senso di dispiacere perché così facendo hanno distrutto un club e la vita di tanti dipendenti che nella mia gestione sono stati sempre pagati. I miei legali stanno per depositare presso la procura di competenza un esposto di denuncia contro tutti quei protagonisti che mi hanno fatto perdere il Palermo, da Baccaglini a Facile e Belli passando anche per tutti quei protagonisti che approfittando dei miei domiciliari mi hanno scippato il Palermo».
PRIMA RETROCESSIONE
«Era una grande squadra e sono convinto che quell’inaspettata retrocessione porta anche e soprattutto la firma di Pietro Lo Monaco, un dirigente siciliano che avevo preso dandogli, ingenuamente, pieni poteri e che a gennaio, purtroppo, aveva già saccheggiato la squadra. Il mio errore più grande fu quello di mandarlo via troppo tardi. Ciò nonostante facendo i conti con gravi perdite economiche e rimboccandomi le maniche riuscì ad allestire una squadra di grande spessore. Quel Palermo in B era come la Juve del dopo-Calciopoli: Belotti, Vazquez, Dybala, Lafferty e Sorrentino. Cercavo di vendere ad acquirenti seri e in grado di portare il Palermo dove più meritava, ma a bussare alla porta c’erano quasi sempre dei truffatori».
MESSAGGIO AI TIFOSI
«Leggere che io avrei usato il Palermo come bancomat personale è un falso, in sedici anni nelle casse del club ho messo più di 100 milioni di mezzi propri, persi. Ho fiducia nella giustizia, quella dei processi però e non quella mediatica. Resto dell’idea che i processi si fanno dentro un’aula di tribunale e non al bar o in televisione. Mi avete ferito, avete fatto troppo male a un galantuomo che per anni ha amato con profonda passione la vostra terra e la vostra squadra di calcio».
POST FINALE COPPA ITALIA
«In molti mi chiedono come mai il Palermo, squadra forte e società solida non è riuscita a confermarsi a quei livelli. Semplice, tutto incominciò già nel 2008, dopo la crisi economica che ha investito il paese tanti imprenditori si sono ritrovati in difficoltà, fra cui Zamparini. Tanti club sono infatti passati di mano a imprenditori stranieri, mi vengono ad esempio in mente il Milan di Berlusconi, l’Inter di Moratti e la Roma della famiglia Sensi. Il monte stipendi del Palermo, che all’epoca vantava giocatori di qualità, procurava grosse perdite, che dovevo per forza di cose andare a coprire con le famose ‘plusvalenze’. Insomma ho provato a tirare la corda finché potevo, in attesa di lasciare il Palermo in mani sicure».